Economia

Bitcoin, cosa c’è dietro il calo cripto e perché è un allarme per i mercati

“Doveva essere l’anno delle criptovalute…poi il crollo improvviso”. Inizia così un’analisi che il Wall Street Journal ha dedicato al settore che tanto entusiasmo aveva raccolto fino a poche settimane fa, convincendo anche numerosi piccoli risparmiatori a investirvi. Cerchiamo di capire le ragioni di quanto sta accadendo e cosa attendersi da qui in avanti.

Qual è la performance delle principali criptovalute?

Partiamo dai numeri. Premesso che le quotazioni delle criptovalute sono molto volatili, e quindi vi sono oscillazioni anche a distanza di poche ore, c’è da dire che novembre si avvia a essere il mese peggiore per il settore dal giugno 2022, quando il default della piattaforma di prestiti?Celsius Network mandò nel panico il settore. Il Bitcoin ha perso oltre un quinto della propria capitalizzazione (quasi un terzo rispetto al massimo storico di inizio ottobre), Ethereum e Solana intorno al 30% e Cardano il 35%. Nelle prime tre settimane di novembre vi è stata una perdita di valore stimata in mille miliardi di dollari.

Quali le ragioni che hanno spinto le vendite in massa?

Gli analisti sono concordi su un punto: l’avversione al rischio. Dopo anni di corsa quasi ininterrotta da parte dei mercati finanziari, molte quotazioni hanno raggiunto valori stellari e diversi money manager iniziano a dubitare della sostenibilità. Da qui la decisione di vendere gli asset che hanno meno giustificazioni in termini di fondamentali. La conseguenza è una pioggia di ordini di vendita sulle criptovalute e, in parte, sui titoli azionari legati alle prospettive dell’intelligenza artificiale. Quanto a Bitcoin e simili vi sono anche ragioni tecniche. Molti trader prendono le decisioni seguendo i grafici: quando un asset scende al di sotto di un supporto, scattano nuovi ordini di vendita per cui il calo si amplia ulteriormente.

Come va il settore rispetto a inizio anno?

Una valutazione più affidabile delle performance richiede tempi più lunghi di un mese. Se si guarda all’andamento da inizio anno, le criptovalute sono tra le poche asset class in rosso, anche se in alcuni casi con un bilancio meno pesante rispetto all’ultimo mese: Bitcoin contiene le perdite sotto il 10%, Ethereum ha perso un quinto del proprio valore, mentre Cardano si è addirittura dimezzato.

Quali erano le previsioni all’inizio del 2025?

Se consideriamo solo la regina delle criptovalute, le stime sul Bitcoin oscillavano tra 125 mila e 200 mila dollari, sostenute da flussi di investimenti istituzionali e dall’elezione di Donald Trump, che prometteva di sdoganare il mondo cripto e creare una riserva statale di Bitcoin. Una volta eletto presidente, il tycoon si è mosso effettivamente in questa direzione, tanto che il valore ha sfondato subito quota 100 mila dollari. Quindi, tra la primavera e l’estate numerosi asset manager tradizionali hanno mostrato apertura verso il settore, tanto da spingere le quotazioni a un passo dai già citati 125 mila dollari a inizio ottobre. Da lì, il crollo?

Si può dire che Trump abbia tradito le promesse fatte al settore, che gli erano valsi importanti sostegni economici durante la campagna per le presidenziali?

Una delle prime decisioni assunte post-insediamento è stato un ordine esecutivo per rafforzare la leadership americana nelle tecnologie finanziarie digitali e fare degli Stati Uniti il centro mondiale degli asset digitali. Questo provvedimento mirava a deregolamentare e liberalizzare la coniazione, custodia e scambio delle criptovalute, promuovendo anche la creazione di stablecoin ancorate al dollaro e contrastando l’uso di monete digitali di banche centrali estere. Era prevista la costituzione di un gruppo di lavoro composto dai principali ministeri e agenzie pubbliche per stilare una nuova normativa entro 180 giorni, con l’obiettivo di attrarre flussi di liquidità negli Usa e rafforzare la sovranità monetaria americana nel campo cripto.

In realtà non sono stati fatti grandi progressi in questa direzione, anche per le critiche relative a conflitti di interesse in capo allo stesso Trump (il quale, tra le altre cose, ha sfruttato il boom iniziale per lanciare una criptovaluta con il proprio nome) e a suoi stretti collaboratori, che hanno sollevato dubbi sull’effettiva tutela della stabilità finanziaria. Nel contesto regolatorio, la Securities and Exchange Commission (la Consob americana) ha mantenuto un approccio severo verso il settore, considerandone molte criptovalute come titoli non registrati. Alcune misure attese, come la completa deregolamentazione e un ambiente più favorevole per l’adozione istituzionale delle criptovalute, non si sono concretizzate.

È stato toccato il fondo o ci sono rischi di ulteriore caduta?

Valutazioni a priori sono sempre rischiose in campo finanziario, a maggior ragione in presenza di asset volatili e poche legate ai fondamentali, come in questo caso. Una recente analisi del Financial Times solleva preoccupazioni, in quanto evidenzia che molti acquisti di Bitcoin e simili erano stati fatti a leva, cioè con i trader che si erano fatti prestare denaro che non avevano, contando su una crescita continua del settore. Alla prima inversione di tendenza, è scattata la corsa alle ricoperture, ma molti restano ancora esposti.

Un segnale d’allarme per l’intero mercato finanziario?

“I sostenitori (del mondo cripto, ndr) mi hanno detto per anni che Bitcoin è denaro (non lo è, in realtà), che è una copertura dall’inflazione (dai, suvvia), che è un bene rifugio per i periodi di stress (lol), ma a quanto pare la sua funzione più utile è quella di fungere da sistema di allerta precoce per il malessere dei mercati”. Katie Martin, columnist del Financial Times, riassume così ciò che pensano numerosi analisti del mercato. La correzione del settore potrebbe essere un campanello d’allarme per tutti gli eccessi dei mercati finanziari. Un invito, dunque, a tornare a focalizzarsi sui fondamentali. “Un crollo totale del mercato alla fine di quest’anno o nel 2026 rappresenta ancora un’ipotesi estrema”, aggiunge l’esperta. “Mentre ritracciamenti e correzioni sono altamente probabili. Tenere d’occhio il prezzo del Bitcoin come indicatore dell’umore del mercato potrebbe essere d’aiuto per affrontare questo periodo molto difficile”.

Quanti sono gli italiani che investono in criptovalute?

Secondo una ricerca condotta da Bva Doxa per l’Osservatorio Blockchain & Web3 del Politecnico di Milano, nel 2024 circa?2,7 milioni di italiani?possedevano?crypto-asset. Una quota pari al 7% di nostri connazionali, utenti internet, di età compresa tra i 18 e i 75 anni.

L’Organismo Agenti e Mediatori (Oam) segnala che la domanda è trainata soprattutto dagli investitori tra i 40 e i 60 anni, seguiti dai millennials (18–40 anni). Insieme, queste?due categorie?rappresentano oltre l’85% dei saldi.


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