Birra, la sostenibilità è il criterio guida per oltre il 75% dei consumatori
Nel mondo della birra italiana sembra soffiare un vento nuovo. Non si tratta più solo di gusti o tendenze di consumo, ma di una trasformazione culturale che parte dal bicchiere per arrivare al cuore delle scelte valoriali. Secondo la prima edizione 2025 del Centro Informazione Birra (CIB) di AssoBirra, condotta da BVA Doxa, la sostenibilità non è più una parola di moda, ma un criterio guida per oltre il 75% dei consumatori. E in testa a questa rivoluzione verde c’è la Generazione Z, che con consapevolezza e coerenza sta ridefinendo il significato di “bere responsabilmente”.
Il gusto per l’impegno ambientale
Se un tempo si sceglieva una birra per il gusto o la marca, oggi entra in campo un nuovo protagonista: l’impegno ambientale dell’azienda. Il 30% della Gen Z ritiene infatti la sostenibilità un elemento “molto importante” nell’acquisto, seguita da Gen X (25%) e Millennial (24%). E sono proprio i più giovani a mostrare anche la maggiore attenzione al packaging ecologico (43%) e alla salute e sicurezza sul lavoro (24%), mentre i Millennials prediligono l’uso di energia pulita (37%) e la Gen X punta sulla tutela del suolo (56%) e la produzione locale e stagionale (47%).
“In un contesto in cui i consumatori sono sempre più attenti all’impatto ambientale delle loro scelte, anche il mondo della birra è chiamato a fare la propria parte, investendo in innovazione, trasparenza e responsabilità lungo tutta la filiera”, sottolinea Andrea Bagnolini, direttore generale di AssoBirra.
I numeri della consapevolezza
Tra i dati più significativi emerge che il 40% della Gen Z ha acquistato consapevolmente birra prodotta da aziende sostenibili, contro il 29% dei Millennials e il 25% della Gen X. Il 54% degli italiani si dice disposto a pagare un sovrapprezzo del 10% per una birra “green”, con la Gen Z che si spinge oltre: il 27% pagherebbe fino al 20% in più. Un segnale chiaro di come la sostenibilità sia percepita non solo come valore etico, ma anche come valore aggiunto.
Tra i driver di scelta, spiccano l’agricoltura sostenibile (42%) e il packaging ecologico (37%), ma cresce anche l’interesse verso l’energia rinnovabile (32% nella Gen Z). Non è un dettaglio, ma un cambio di paradigma.
“Oggi sostenibilità significa saper rispondere a nuove sensibilità, – aggiunge Bagnolini – ripensare modelli produttivi in ottica circolare e contribuire a un cambiamento culturale che parte dal prodotto ma coinvolge tutta la comunità. È un percorso che richiede impegno e che rappresenta un’opportunità strategica per rafforzare il legame tra la birra, il territorio e i consumatori di domani”.
Comunicazione e fiducia: il lato social della birra sostenibile
Pratica e racconto dell’impegno ambientale devono andare di pari passo. Questo perché se la credibilità delle aziende produttrici di birra è alta (77%), la coerenza percepita con l’immagine trasmessa cala al 59%. I Millennial si confermano i più fiduciosi (67%), mentre la Gen Z appare più scettica (52%). Solo un terzo degli intervistati conosce il termine greenwashing, anche se tra i giovani il 44% lo ha già sentito nominare, ma meno del 60% lo definisce correttamente.
Interessante notare come i social media si affermino come principale canale d’informazione per il 75% degli italiani, con Instagram e TikTok in pole position tra gli under 30, mentre la TV (56%) e i siti dei produttori (50%) restano rilevanti soprattutto per le generazioni più mature.
L’impresa birraria come laboratorio di economia circolare
A offrire una lettura più ampia sul ruolo della sostenibilità all’interno dei processi produttivi è Marco Ravazzolo, direttore dell’Area Politiche per l’Ambiente, l’Energia e la Mobilità di Confindustria, che sottolinea come le imprese italiane stiano già dimostrando una crescente maturità nel recepire i principi dell’economia circolare, trasformandoli in leve strategiche di competitività.
“L’Italia – spiega Ravazzolo – è tra le economie più sostenibili d’Europa: basti pensare che, pur essendo la seconda potenza manifatturiera dell’Unione europea, si posiziona solo al diciassettesimo posto per intensità di emissioni. Questo testimonia un’elevata efficienza produttiva e un percorso concreto verso la transizione ecologica”.
Un impegno che si traduce anche in buone pratiche e progettualità tangibili: “Come Confindustria abbiamo raccolto numerose esperienze virtuose all’interno del nostro Rapporto sull’economia circolare, presentato recentemente al Parlamento europeo. Dalla valorizzazione dei sottoprodotti all’uso efficiente delle risorse, fino all’adozione di tecnologie per il recupero e il riutilizzo dei materiali, il nostro sistema industriale sta dimostrando grande capacità di adattamento. E questo vale anche per comparti come quello birrario, che possono integrare soluzioni sostenibili lungo tutta la filiera.”
Nello specifico, il settore birrario può trarre vantaggio dalla riduzione degli sprechi all’ottimizzazione delle materie prime e all’utilizzo di fonti energetiche rinnovabili.
Il sorso del futuro
Da sempre simbolo di convivialità, la birra diventa ora anche specchio di una società in transizione. In un Paese dove oltre 600 mila persone lavorano nella green economy e dove il tasso di riciclo degli imballaggi in vetro tocca l’80,8%, la sfida per il comparto è chiara: trasformare la sostenibilità in un vantaggio competitivo, senza perdere l’anima popolare che rende la birra così unica. Soprattutto se a guidare è una generazione che non si accontenta di etichette verdi, ma pretende coerenza e trasparenza.
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