Birkenstock, anche per la Corte meneghina i sandali delle Vip non sono opere d’arte
I sandali più gettonati tra le dive di Hollywood e le pop star internazionali non sono opere d’arte. Dopo lo stop della Corte d’Appello di Parigi e della Cassazione tedesca che, in linea con la Corte Ue, hanno affermato che il battistrada della suola dei sandali Birkenstock non è brevettabile, anche la Corte d’appello di Milano conferma il giudizio di primo grado, e dichiaranullo il ricorso di Birkenstock teso a registrare il disegno della suola come marchio di fabbrica, dando nuovamente ragione a Rafting Goldstar. L’azienda italiana, che fa capo al gruppo Silver1 di Elvio Silvagni, di cui fa parte Valleverde, nell’agosto 2015 era stata citata in Tribunale dalla Birkenstock per aver contraffatto un suo marchio d’impresa, con contestazioni che riguardavano il disegno del battistrada della suola dei suoi sandali.
La Corte d’appello di Milano
La Corte ha accolto tutti gli argomenti dell’impresa familiare italiana affermando che «le condotte poste in essere da Rafting Goldstar non costituiscono atti diconcorrenza sleale o parassitaria», condannando Birkenstock a rifondere a Rafting Goldstar le spese di lite di entrambi i gradi del giudizio. Il verdetto della Corte territoriale meneghina arriva dopo anni di battaglie legali che l’azienda tedesca ha ingaggiato per veder classificare i suoi sandali, in sughero e lattice, come opere d’arte. E dunque ottenere una forte protezione del copyright, utile a mettere al riparo le iconiche calzature – in realtà un tempo considerate decisamente poco cool – dalla concorrenza di prodotti simili.
La lunga querelle giudiziaria
Una tesi che non ha superato il vaglio dellaCorte federale di giustizia di Karlsruhe che si era schierata con la sentenza di un tribunale di grado inferiore, stabilendo che i sandali Birkenstock non possono essere considerati «opere d’arte applicata protette da copyright». Perché «affinché la protezione del copyright possa essere applicata, deve esserci un livello di design tale che il prodotto mostri una certa individualità».
Di segno diverso era stato il giudizio di primo grado del tribunale di Colonia, che aveva riconosciuto i sandali come coperti dal diritto d’autore e condannato le aziende produttrici delle copie. Una sentenza ribaltata in appello, dove la casa tedesca si era vista negare la sua richiesta di tutela dei sandali come opera dell’ingegno. Quest’ultima decisione era stata impugnata da Birkestock ma confermata dalla corte federale di Cassazione.
Cause simili sono state poi intentate in Italia e Francia. Nel gennaio 2025 laCorte di appello di Parigi ha confermato la decisione della Corte di Lussemburgo, anch’essa dichiarando nullo il tentativo di registrare il disegno della suola come marchio di fabbrica e dando nuovamente ragione a Rafting Goldstar.
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