Economia

Biot dovrà risarcire lo Stato, lesa la credibilità e l’immagine internazionale

Il segreto dei documenti Nato deriva direttamente dalla ratifica degli accordi di Ottawa, che è autoapplicativa. Non è dunque necessario che venga affermato in base alla legge interna sul segreto di Stato. La Cassazione ha depositato le motivazioni con le quali ha confermato la condanna definitiva a 29 anni di carcere per l’ex capitano di fregata Walter Biot, per spionaggio. L’ex ufficiale di marina, arrestato in flagranza nel parcheggio di un supermercato a Roma, dovrà scontare la pena, per aver venduto per 5mila euro, documenti contenuti in una card-SD, al diplomatico russo Ostroukhov Dmitry il 30 marzo 2021. La scheda conteneva una serie di atti, fotografati da Biot, nel suo ufficio presso lo Stato maggiore della Difesa, settore Politica militare e pianificazione, che si occupa della proiezione di tutti gli assetti italiani della Difesa in teatri operativi esteri e della polizia internazionale delle forze armate italiane sotto l’egida Nato, Ue e Onu. Nel mirino degli inquirenti erano finiti 47 documenti, notizie «Nato secret», 57 «Nato confidential» e nove con classifica «riservatissimo».

Il segreto di stato

I giudici di legittimità hanno respinto la richiesta della difesa di sollevare una questione di legittimità costituzionale sulla negata necessità di applicare la legge sul segreto di stato nazionale invece che affermare l’autoapplicabilità degli accordi. La Suprema corte ha affermato che la segretezza assoluta degli archivi e dei documenti, oggetto dello scambio, è diretta conseguenza della natura dell’organismo, trattandosi di una alleanza militare tra stati per scopi di comune difesa.

Le stesse ragioni di segretezza portano a respingere anche la censura relativa alla lesione del diritto di difesa e del giusto processo, per aver limitato la disclosure – relativa ai documenti «Nato Secrets» con informazioni protette – messa a disposizione dei legali di Biot. Un contenuto della micro Sd che era stato consegnato alla Nato e alla presidenza del Consiglio. La difesa – sottolinea la Corte – era stata messa comunque nella condizione di esercitare i sui diritti per altre vie.

Il danno da risarcire allo Stato

Non passa neppure l’assunto dei legali dell’ex capitano, relativo all’assenza di una effettiva «compromissione informativa» che avrebbe dovuto condurre i giudici del merito a ritenere assente il danno risarcibile. «In tal modo – si legge nella sentenza – si affronta un tema civilistico attraverso categorie concettuali eminentemente penalistiche, lì dove le voci di danno individuate dalla Corte militare di appello – danno alla credibilità dei sistemi interni di controllo dei documenti classificati e danno alla immagine dello Stato italiano nelle relazioni internazionali – sono indiscutibili nell’an e andranno quantificate nelle sedi competenti».


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