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Bill Orcutt – Jump On It :: Le Recensioni di OndaRock

A pochi mesi di distanza da “Music For Four Guitars” (Palilalia 2022), Bill Orcutt pubblica un album di pura chitarra acustica in chiave Americana, recuperando dal cassetto le suggestioni della raccolta di standard “A History Of Every One” (Editions Mego, 2013). Lasciate temporaneamente da parte le architetture e le cesellature del quartetto e dell’elettrica, il chitarrista californiano ritorna unplugged dopo dieci anni, scrivendo e performando dieci elegie in solo che sono il risultato di un processo personale in cui scrittura e improvvisazione si alternano. Ancora una volta ispirato a Erik Satie e da John Fahey, e stavolta più vicino a chitarristi come William Tyler, Orcutt stratifica nelle sue figure ritmiche, melodiche e armoniche la storia del fingerpicking, dando conto di presenze che riecheggiano e, allo stesso tempo, inscrivendo trame inedite.

Gli strumentali di “Jump On It” hanno infatti la capacità di costruire narrazioni dense e introspettive in cui la parola non solo non è necessaria ma risulterebbe superflua (“What Do You Do With Memory”, “The Life Of Jesus”), con alcuni picchi emozionali (“Some Hidden Purpose”, “The Ocean Will Find Its Shore”) che nello sviluppo dell’album animano brani più articolati, in cui si alternano sezioni più aperte (“A Natural Death”) a sezioni più fitte (“New Germs”, “In A Column Of Air”).

A rendere tutto così autentico – così in “presa diretta” – ci sono i respiri del performer, a registrare sul piano sonoro l’intensità tutta umana di un gesto performativo condotto in solitudine. Orcutt conferma e affina la capacità speciale, oltre la tecnica, di creare vere e proprie storie con la forma più astratta di musica e con il solo strumento della chitarra.

18/12/2023




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