Politica

Bilancio europeo, Fitto difende la proposta di Bruxelles

“Venire in Europarlamento oggi è come andare negli Stati Uniti dopo Pearl Harbor. Ringrazio Fitto per il coraggio”. Nelle parole dell’europarlamentare bulgaro del Partito Popolare europeo Andrey Novakov c’è il senso del clima che si è respirato quando il vicepresidente esecutivo della Commissione Europea con deleghe alla Coesione e alle Riforme, Raffaele Fitto, ha preso la parola per illustrare alla Commissione per lo sviluppo regionale (Regi) dell’Europarlamento le proposte di Bruxelles sulla politica di coesione 2028-2034. Una bomba esplosa solo poche ore prima. Fitto ha subito sottolineato che arrivare alla proposta del Quadro finanziario pluriennale 2028-34 dell’Ue è stato “un esercizio molto impegnativo”, tanto che “ci abbiamo lavorato fino all’ultimo minuto”. Di fatto, nella giornata ufficiale di presentazione, il collegio dei commissari ha preso il via con ore di ritardo, “per le difficoltà politiche insite nella proposta, che hanno richiesto trattative aggiuntive prima della riunione che l’ha varata”. Fitto ha offerto la sua visione: “La proposta risponde alle vostre preoccupazioni, definendo la coesione come chiara base giuridica e come obiettivo globale dei futuri piani di partenariato nazionali e regionali che coprono tutte le regioni e mantenendo un elevato livello di finanziamento”. Ma il bulgaro Novakov, pur considerando Fitto come “un alleato” del Parlamento nella difesa della politica di coesione (così come ha sottolineato anche l’eurodeputata slovacca di Renew Europe, Lubica Karvasova), arriva a una conclusione chiara: “Se vedo meno soldi per le Regioni, non so come spiegarlo a casa mia”.

Ai piani nazionali e regionali 781 miliardi di euro – “I piani nazionali e regionali sono delineati in modo specifico” con il “pieno coinvolgimento delle regioni e anche degli attori sociali, degli stakeholders” ha detto Fitto. I fondi attribuiti ai piani nazionali e regionali sono complessivamente pari a 781 miliardi di euro ma, ha specificato “nella dimensione di piani si gioca sia il ruolo delle regioni sia la possibilità di implementare le risorse” con una maggiore flessibilità. Alcune allocazioni sono stabilite. “La prima – ha spiegato Fitto – è di 296 miliardi di euro, che è quella relativa ai pagamenti diretti agli agricoltori, oggi primo pilastro della Pac”. Ed è un dato che preoccupa, perché la Pac attuale ammonta complessivamente a 386 miliardi di euro, comprensiva però dello sviluppo rurale. Questa parte, stando alle parole di Fitto “entra nel piano unico relativamente alla parte non definita”. Come ha ricordato lo stesso vice presidente, però, la parte relativa allo sviluppo rurale presente nel Bilancio attuale ammonta a 86,7 miliardi di euro che, ad oggi, non si sa che fine faranno. Non solo: perché sui 296 miliardi, come su ciò che verrà assicurato degli oltre 86 miliardi oggi destinati allo sviluppo rurale, pesa anche l’inflazione. Le dichiarazioni di Fitto, dunque, non chiariscono i dubbi. “La seconda voce di risorse già allocate – ha aggiunto – è quella relativa alla politica di confine alle migrazioni, pari a 34 miliardi di euro. La parte rimanente, 450 miliardi di euro, rappresenta la dimensione finanziaria da definire nell’ambito dei piani nazionali e regionali”. Dei 450 miliardi, 218 sono destinati alle regioni meno sviluppate. Il resto, seguendo l’articolato del testo, è collegato anche alle altre due categorie, cioè delle zone in transizione e le regioni più sviluppate. “Il principio di preservare fondi per le Regioni meno sviluppate viene preservato” ha detto.

La Coesione nel Bilancio secondo Fitto – Fitto spiega che sono state introdotte “misure mirate per le città, le zone rurali, le regioni di confine orientale, le isole e le regioni ultraperiferiche, garantendo – dice – che le autorità regionali rimangano pienamente responsabili della negoziazione e dell’attuazione dei programmi di coesione, assicurando che le regioni non siano penalizzate per riforme nazionali al di fuori del loro controllo, semplificando le norme e riducendo gli oneri per i beneficiari”. Su questo aspetto legato alla governance della struttura dei finanziamenti, però, ci sono molti dubbi, così come sul fondo unico che ha inglobato Coesione e Politica agricola comune, scatenando l’ira delle associazioni di categoria. Sul fondo unico, Fitto fa un passo indietro per spiegarne la genesi: “Vorrei ricordare che nelle linee guida che furono votate c’era anche il riferimento chiaro al single plan, al piano unico e, quindi, alla nuova impostazione che la Commissione si proponeva di mettere in campo”.

Le reazioni fuori e dentro l’Europarlamento – L’intervento di Novakov in Commissione Regi, secondo cui “questi negoziati saranno i più intensi e difficili che ci siano mai stati”, ha dato il via a una serie di interventi e prese di posizione. “Con la proposta presentata inizia a morire l’Europa delle Regioni” ha detto l’eurodeputato spagnolo del Psoe, Marcos Ros Sempere, coordinatore S&D in commissione Regi. Per Vladimir Prebilic, sloveno dei Verdi/Ale, la proposta della Commissione segna “la fine della politica di coesione”. Tra i banchi anche l’eurodeputato del M5S, Pasquale Tridico (gruppo The Left): “Sono un economista, guardo ai numeri. Non voglio fare polemica, ma quello che ci sta presentando qui è un disastro”. Per Tridico, la politica di coesione e la Pac subiranno una riduzione di fondi di “circa il 30%” nel 2028-34. L’Italia, aggiunge, passerebbe da “beneficiario netto a contributore netto, per via della riduzione dei fondi”. E ha aggiunto: “È una cosa gravissima per il Sud Italia, per l’Italia e per le Regioni periferiche. Spero che il Parlamento possa incidere, e che lei sarà disponibile. Questa sarà la sua chance, commissario, glielo dico perché la conosco. Altrimenti, io personalmente valuterei le dimissioni”. Piovono critiche anche fuori dalla Commissione Regi. “Nonostante la contrarietà in primis di Socialisti, Popolari, Liberali e Verdi e di gran parte del Parlamento europeo, l’opposizione di regioni e comuni e le indicazioni del rapporto Draghi, la proposta di bilancio europeo per il periodo 2028-2034 è una scelta sbagliata, priva di visione strategica e che alimenta i nazionalismi a discapito di territori ed enti locali” ha scritto su Facebook l’europarlamentare del Pd e presidente del partito, Stefano Bonaccini.


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