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BigMama: «Su di me la rabbia non è più nociva come prima. Per diventare più umani dobbiamo lasciarci alle spalle il maschilismo»

BigMama torna sul luogo dove è scoppiata la sua passione per la musica. Era il 2013 quando a Giffoni Valle Piana, una Marianna tredicenne, assisteva al suo primo concerto: sul palco si esibivano Noyz Narcos, Salmo e Clementino. «C’è un prima e un dopo quel concerto», racconta l’artista al Giffoni Film Festival, «all’epoca ascoltavo i One Direction, ma sollecitata da mia madre ho accompagnato mio fratello al live. Ricordo ancora che il giorno seguente non smettevo di guardare i video registrati di Salmo, che è ancora il mio idolo. Il suo modo di esorcizzare la rabbia con le canzoni mi ha spronato a fare lo stesso. Poco dopo ho scritto la mia canzone: Charlotte. Quel giorno mi ha cambiato la vita».

La rapper nel 2024 ha presentato proprio sul palco di Sanremo La rabbia non ti basta, che affronta proprio quel sentimento che nel tempo è riuscita a mitigare, grazie anche alla psicoterapia. «Non è più nociva per la mia mente», racconta, prima mi facevo del male: non volevo vedere gli amici e mi punivo fisicamente. Oggi provo una rabbia diversa, che non si ripercuote su di me o sugli altri. Cerco di farla fluire».

BigMama «Su di me la rabbia non è più nociva come prima. Per diventare più umani dobbiamo lasciarci alle spalle il...

Antonio De Marco

Oggi Marianna ha fatto dei passi in avanti. Anche se vacilla ancora. «Ci sono persone che non voglio ascoltare, che sui social distorcono quello che dico, o gli fa comodo fraintendere», spiega. «Dovrei essere più forte, ma non ho i super poteri, i supereroi non esistono. Sono vulnerabile e non l’ho mai nascosto. Da fuori forse le persone pensano che sia forte perché ho il coraggio di salire sul palco e fare il mio lavoro. In realtà sono molto sensibile all’odio. Credo comunque che questa mia fragilità aiuti me e gli altri a sentirci meno soli».

Sull’odio che imperversa costantemente sui social BigMama ha da dire qualcosa: «Viviamo in un contesto dove si fa leva sul potere dell’odio. Me ne rendo conto anche nelle piccole cose. Ma sono convinta che il mondo prima o poi avrà un ricambio: dopo i periodi buoi arriva sempre un po’ di luce. Come nella vita. L’empatia è ciò che manca. Per diventare umani bisogna che i genitori insegnino ai propri figli il rispetto e l’amore. Soprattutto ai bambini: anche i maschi possono piangere, emozionarsi e sentirsi tristi. Dobbiamo riuscire a lasciarci alle spalle una società segnata dal maschilismo».

Infine commenta le critiche fatte a Marco Mengoni sui suoi corpetti durante i concerti. «Ho visto il live di Marco ed è un performer assurdo. I suoi vestiti di scena sono incredibili. L’odio è tornato di moda, come accennavo: il mondo sta vivendo un periodo complicato e allora stiamo diventando macchine da odio. Ogni artista sceglie di esprimersi come vuole. Le persone che criticano restino a casa con il loro maglione brutto. Noi mettiamo i corsetti fighi».


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