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Bersani: “I negoziati di Trump? Compravendite d’affari e cambiali per nuovi disastri. L’Europa reagisca e scelga pace e diritti, non le armi”


Ormai la pace e la guerra sono diventate una compravendita d’affari, come sta succedendo adesso, perché con questo qui (Trump, ndr), ne abbiamo viste di cotte e di crude negli ultimi 15 giorni. Siamo arrivati al punto che a discutere delle sorti dell’Ucraina a Riad c’erano magnati, finanzieri, immobiliaristi miliardari. Sono negoziati che diventano compravendite e che preparano nuovi disastri, perché quando fai i negoziati per vincere, e magari ci riesci, firmi una cambiale per un altro casino“. Così Pier Luigi Bersani, in un incontro dal titolo “Chiedimi chi erano i Beatles”, organizzato dal Pd di Monza, si pronuncia sui negoziati in corso per la pace in Ucraina, esprimendo fortissime critiche sulla politica spregiudicata di Donald Trump, con particolare riferimento a un componente della delegazione Usa a Riad, Steve Witkoff, magnate dell’immobiliare e vecchio amico di Trump.
“Qui sull’Ucraina e sul Medio Oriente decidono loro – continua con toni preoccupati Bersani – perché Trump e compagnia devono stare con Israele e permettergli di fare quello che vuole, a costo di migliaia e migliaia di morti. Ma i petrodollari sono pur sempre molto importanti per gli Usa. E quindi valorizzano Riad“.

Nel suo discorso applauditissimo, l’ex leader del Pd ha rifilato scudisciate anche e soprattutto all’Unione Europea, facendo un excursus storico sulle sue origini: “C’è un grande storico francese, Lucien Febvre, che, nel ’48, al Collegio di Francia fece una lezione sull’Europa. Lui diceva che l’Europa non è definibile geograficamente e concluse dicendo che sostanzialmente l’Europa è un’idea. Oggi effettivamente l’Europa ha fatto dei salti a stringersi sulla strada di farsi Stato, quando è piaciuta al mondo, quando ha avuto un’idea per il mondo, quando è stata un’idea”.
Bersani spiega che uno dei capisaldi di questa ‘idea’ è il trattato di Parigi del 1951, che avviò la nascita della Comunità europea del carbone e dell’acciaio (Ceca), a cui aderirono l’Italia, la Francia, la Germania federale e il Benelux (Belgio, Paesi Bassi, Lussemburgo). Con questo trattato i paesi decisero di collaborare nella gestione della produzione di carbone e acciaio, trasferendo parte del controllo nazionale su questi settori a un’organizzazione sovranazionale e autonoma.

“Pensate la forza che ebbe quel trattato agli occhi del mondo – spiega Bersani – Il mondo rimase basito, perché Stati che da sempre si erano fatti la guerra misero in comune proprio le materie prime con cui si faceva la guerra, il carbone e l’acciaio. Un gesto di una forza incredibile, che poi ha dato il via al Trattato di Roma. La Comunità Economica Europea, senza quella premessa fondamentale, non sarebbe mai nata. L’Europa poi i passi successivi li ha fatti col modello sociale europeo. La sanità universalistica l’abbiamo inventata noi in Europa, insieme ai diritti del lavoro, alla fiscalità progressiva, al welfare universalistico: tutti compongono il vero modello europeo. E questo modello è piaciuto da matti al mondo”.

Ma cosa è andato storto successivamente? Secondo l’ex ministro, l’origine dei guai europei sta nel fatto che nessuna delle due suddette carte vincenti è stata messa a fattore comune nella costruzione della Ue. “Abbiamo messo assieme i bilanci – osserva Bersani – la finanza, le leggi sulla concorrenza, e tutto quel cavolo che volete, ma non certo il fisco, i diritti del lavoro, il welfare, la sanità pubblica, la difesa o la politica estera. Quindi, non siamo piaciuti al mondo e, via via, non si è piaciuti agli europei stessi, perché si fa presto a dire oggi quello che ci vorrebbe per l’Europa. Non certo spesa in più per le armi, visto che, facendo la somma, spendiamo in armi più della Cina. Certo, ci vorrebbero un esercito europeo e un modello di politica estera comune. Ma si fa presto a dirlo, se le opinioni pubbliche non hanno sentito la politica europea alla porta di casa”.

La traiettoria per rilanciare il progetto europeo, secondo Bersani, è recuperare quei due filoni fondamentali: “Il sistema universalistico non sta saltando solo qui in Italia, dove c’è la destra, ma è in difficoltà in tutti i paesi europei. E perché in difficoltà? Perché, per esempio, arrivano rivoluzionarie conquiste tecnologiche, dispositivi, farmaci, tecniche di intervento e di screening che costano l’ira di Dio e che non sono accessibili non agli Stati africani, ma al sistema sanitario pubblico tedesco o italiano”.
E aggiunge: “E allora se non lo dice l’Europa, lo dicano almeno i socialisti europei: gli Stati membri si tassano e fanno un fondo presso l’Organizzazione Mondiale della Sanità che remuneri i brevetti dei salvavita e li metta a prezzi abbordabili per il sistema universalistico. Questa è una cosa che oggi piace al mondo e che e stringe l’Europa. Quindi, adesso l’Europa cosa dovrebbe fare? Dovrebbe avere un nuovo inizio. E purtroppo il nuovo inizio simbolicamente dovrebbe essere fatto a Roma. Dico ‘purtroppo’, perché se aspettiamo che la Meloni indichi un nuovo inizio per l’Europa, ci facciamo un film. Però un nuovo inizio dovrebbe essere fatto“.

In caso di mancata unanimità di vedute tra gli Stati europei, Bersani propone le cooperazioni rafforzate, ovvero lo strumento previsto dai trattati dell’Unione Europea che consente ad alcuni Stati membri di collaborare più strettamente su determinate politiche: “E, secondo me, al tavolo delle cooperazioni rafforzate devono esserci i paesi fondatori della Ue, insieme alla Polonia e alla Spagna. Poi, chi vuole viene. Ma si parte da lì e si comincia a dare priorità a questi due versanti: la politica estera e il sociale, il modello universalistico, il nostro patrimonio. Solo così si torna a parlare al mondo e si dà soccorso in una situazione che sta andando in grave difficoltà, facendo, certo, debito pubblico europeo, come dice Draghi“. Dopodiché – continua – cosa realizzeresti? Un’altra voce dell’Occidente, maggiormente orientata ai nostri valori storici, che peraltro sono scritti anche sulla Costituzione americana: tutti gli uomini nascono uguali, hanno diritto alla vita, alla libertà, alla ricerca della felicità, anche se sono immigrati. Se gli americani se ne sbattono, noi no, per favore. Quest’Occidente lo abbiamo inventato noi, quest’Occidente ha dato gli strumenti culturali per un mondo governato secondo logiche di interdipendenza e di sovranità internazionale“.

E ribadisce: “L’Onu mica è sbucato fuori dal nulla. E adesso è picconato da un pezzo dell’Occidente. Dobbiamo reagire a questo e dobbiamo focalizzarci su una precisa idea di Europa: una Europa che abbia una vocazione al negoziato e alla pace, un’Europa che abbia sempre come parola d’ordine ‘Se si spara, cessate il fuoco’. Io ricordo sempre le parole del cardinal Martini, che disse una verità profondissima: se davvero la pace è prima di tutto, allora tu devi essere disposto a dare qualcosa in più di quel che dovresti dare secondo le tue buone ragioni. Questo è il vero concetto di negoziato. Il negoziato mica si fa per vincere“.


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