«Bersagliata sui social, violenza gratuita»
MACERATA Gli haters dei social si sono scagliati contro l’avvocatessa Lucia Testarmata. La sua colpa? Svolgere la propria professione e difendere un uomo che ha ucciso l’ex moglie. «Hanno scritto cose molto brutte nei miei confronti, ma preferisco non entrare nei dettagli – esordisce il legale -. Sono stata bersagliata perché, in quanto donna, non dovrei difendere l’autore di un femminicidio». Lei assiste l’albanese Nikollaq Hudhra, che lo scorso 14 giugno ha ucciso in strada a Tolentino Gentiana Kopili, dalla quale si era separato tre anni fa. Alla vittima erano state inferte 17 coltellate. Un delitto che ha lasciato tutti sotto choc.
La vicenda
Numerosi i commenti sul web contro l’avvocatessa Testarmata. «Purtroppo in Italia non è la prima volta che accade, me lo aspettavo – sottolinea la professionista -. Ma è inaccettabile. Anche in privato ho ricevuto messaggi poco piacevoli. Un atto di violenza gratuita che condanno con forza. Tutto questo è frutto di una società malata, che deve ancora capire la via giusta da percorrere. Io vado avanti a testa alta». Una situazione che conosce bene anche l’avvocatessa Roberta Bizzarri, difensore di Filippo Ferlazzo, l’assassino di Alika Ogorchukwu, il mendicante nigeriano aggredito il 29 luglio 2022 in corso Umberto I a Civitanova. Proprio Bizzarri ha espresso solidarietà nei confronti della collega: «Fa male leggere commenti così negativi nei suoi confronti solo perché è donna. È vergognoso e oltretutto anticostituzionale». Parole molto apprezzate da Testarmata: «Mi ha fatto molto piacere l’intervento della collega Bizzarri, voglio ringraziarla».
I precedenti
Tra i precedenti più eclatanti c’è quello dei legali Simone Matraxia e Umberto Gramenzi, difensori di Innocent Oseghale, il nigeriano che nel 2018 violentò e uccise Pamela Mastropietro. I due avvocati furono oggetto di pesanti attacchi. «Il diritto a una difesa libera, indipendente e preparata – scrisse in quell’occasione la Camera penale di Macerata – è irrinunciabile anche di fronte ai delitti più efferati e non può essere consentito che chi esercita coscienziosamente tale funzione venga sottoposto a insulti e minacce solo per il ruolo che riveste».