Basilicata

Beni confiscati, il Comune di Cutro vuole acquisire due immobili dell’imprenditore Marchio

Il Comune di Cutro vuole acquisire i beni confiscati a Marchio condannato nel processo Pesci tra cui una villa con i leoni all’ingresso

CUTRO – C’è anche una villa con una coppia di leoni in pietra all’ingresso, simbolo di potenza mafiosa ormai decaduta, fra i due immobili confiscati alla criminalità organizzata per i quali la Giunta comunale ha deliberato una manifestazione d’interesse. Sono ubicati entrambi nella frazione Steccato. La villa con i leoni, in particolare, è in via Foce Tacina, a due passi dal luogo in cui avvenne il tragico naufragio di migranti. Intenzione del Comune è quella di destinare i beni a finalità sociali. Si tratta di fabbricati tolti alla Immobiliare Sgm di Giacomo Marchio, originario di Mesoraca ma da tempo residente a Curtatone, in provincia di Mantova.

CELLULA LOMBARDA DEI GRANDE ARACRI DI CUTRO

L’imprenditore era stato condannato in secondo grado a due anni (in primo grado a 4 anni e 6 mesi) per favoreggiamento personale nell’ambito del processo scaturito dall’operazione Pesci, che aveva rivelato l’infiltrazione delle cosche della ‘ndrangheta nel tessuto economico della Lombardia orientale. In questo processo si è registrata la prima condanna al Nord per associazione mafiosa per il boss di Cutro Nicolino Grande Aracri. La cellula lombarda del clan operava tra Mantova e Cremona. Durante queste indagini, svolte dalla Dia di Brescia, era stata dimostrata la pericolosità sociale di Marchio, già condannato in via definitiva nel 2013 per fatti di usura, proprio per la sua accertata contiguità alle cosche.

Il Tribunale di Brescia, nel 2018, aveva emesso un decreto di sequestro e confisca dei beni dell’imprenditore, contro cui aveva presentato ricorso. La Corte d’Appello di Brescia lo respinse e si arrivò così alla confisca di beni e rapporti finanziari per oltre 5 milioni di euro, un pacchetto in cui ci sono anche due immobili a Steccato di Cutro. Dopo 7 anni dall’acquisizione definitiva al patrimonio dello Stato si arriva, dunque, alla manifestazione d’interesse, da parte del Comune guidato dal sindaco Antonio Ceraso, per destinare i beni tolti a Marchio a finalità sociali.

RUOLO IN BILICO DI MARCHIO TRA VITTIMA E COLLUSO

La sua posizione, secondo quanto emerge dagli atti dell’inchiesta, era in bilico tra il ruolo di vittima e quello di colluso a causa del mancato pagamento di forniture alle ditte di Moreno Nicolis ed Ennio Silipo, ritenute gravitanti nell’orbita dell’associazione mafiosa. La sua figura, secondo i giudici che hanno emesso la sentenza Pesci, era da considerarsi «per certi versi allineata al clan o comunque particolarmente sensibile alle logiche ‘ndranghetistiche».

Marchio lo avrebbe dimostrato con il proprio atteggiamento «volutamente e quasi ostentatamente omertoso tenuto davanti ai carabinieri durante la sua escussione quale persona informata sui fatti, ribadita nel corso dell’incidente probatorio, attivato in relazione alle costrizioni da lui subite». Era stato intercettato anche mentre era a bordo dell’auto di Antonio Gualtieri, tra i plenipotenziari dell’organizzazione mafiosa al Nord. Nella stessa auto sono state captate conversazioni con Grande Aracri che, in particolare, nel processo ha fatto dichiarazioni spontanee ammettendo di essere salito a bordo ma fornendo un’interpretazione alternativa a quella accusatoria.


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