Ben Frost – Under Certain Lights and Atmospheric Conditions
Seguito naturale del precedente “Scope Neglect” da cui si riprendono tre canzoni (“Tritium Bath”, “Chimera”’ e “Turning The Prism”), questa nuova esperienza del poliedrico artista australiano dilata il paradigma sensoriale magmatico estendendolo in ambito live, raccogliendo in 40 minuti scarsi il meglio della produzione dal vivo degli ultimi due anni.

Ben Frost affronta con maggiore dimestichezza gli ambiti ai più sconosciuti del viaggio sonoro siderale, ponendo le basi per una allucinazione assolutamente percepibile, dentro il mistero del profondo, dove l’ascoltatore viene proiettato in una sorta di nuova colonna sonora di un “Blade Runner” del 21simo secolo, in cui le nostre percezioni umane hanno a che fare con l’imponderabile attrazione delle macchine, così superiori, così malleabili e traditrici, ma anche così piene di insidie: pericoli e insidie che si snodano lungo questa dicotomia egemone fra rasoiate chitarristiche e splendidi, liquidi pattern digitali, senza tregua, magnifici nella loro iterazione.
L’avanguardia ambient di Frost non è mai stata così appropriata e affascinante, suggestiva e indipendente, capace di ammaliare senza bisogno di altro supporto se non della nostra libera immaginazione; va da sè che la performance on stage permette di avere la piattaforma ideale per la dilatazione di queste insonorizzazioni, come se aiutati dall’incipit roboante, il nostro viaggio dentro la navicella totalizzante della drone musica di “Under a certain …” ci accompagnasse senza limiti e senza soste, dentro l’universo delle nostre esistenze.
Cosa siamo?dove siamo diretti?siamo ancora in grado di trovare un punto di equilibrio in questo vortice senza Storia di questo presente o è solo tutta allucinazione questa realtà che cerchiamo di dominare senza costrutto?
Alzate il volume, mettetevi comodi, 40 minuti di paradiso extraterrestre, solo voi e la vostra proiezione interstellare, da provare ogni qualvolta pensiamo che ciò che vediamo non ci basti, quando il desiderio di un maggior senso ci fa impazzire, anche non per forza “sotto certe luci e condizioni atmosferiche”
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