Marche

battaglia legale e flipper burocratico, Giovanna e lo sfratto impossibile

PESARO – Da quattro anni non riceve l’affitto, ma non riesce a sfrattare l’inquilina. La storia della professoressa Giovanna Paleani, proprietaria di un appartamento abitato da una famiglia insolvente che continua ad occuparlo abusivamente, nonostante lo sfratto e sette ingressi dell’ufficiale giudiziario, sembrerebbe inspiegabile, eppure, nel bilanciamento tra diritti degli uni e degli altri, leggi e responsabilità di istituzioni e loro limiti legali, si profila un impasse senza soluzione. Eppure, la riforma Cartabia, attuata con il decreto legislativo n. 149 del 2022, ha introdotto alcune significative modifiche alla procedura di sfratto proprio per semplificarlo e renderne più veloce la convalida.

La normativa

Il Decreto sicurezza, legge n.80 del 2025, introduce una serie di correttivi e tutele rafforzate per i locatori, tali per cui le occupazioni abusive vengono trattate come reati gravi e fornite tutele attraverso finanziamento con un fondo per la morosità incolpevole. Nonostante tutto questo, la procedura di sfratto rimane complessa e, nel caso specifico della Paleani, dopo 4 anni di inutili tentativi, sembra essere quasi impossibile. Dopo avere ottenuto la convalida di sfratto a novembre del 2023, l’avvocato Eugenio Bartolucci, che rappresentava la professoressa, scrive al Comune di Pesaro un anno e mezzo dopo, evidenziando le criticità dello sfratto, trattandosi di una donna separata con tre figli a carico, per la quale la forza pubblica chiamata in causa non ha ritenuto opportuno agire e ha segnalato allo stesso avvocato la necessità di un intervento del Comune perché questo si prenda carico di trovare una sistemazione adeguata.

La risposta della dirigente del Comune fa presente all’avvocato di essere già a conoscenza della problematica e che sarebbero già state offerte soluzioni alla famiglia debitrice, tra cui un sostegno economico finalizzato alla ricerca di una nuova abitazione insieme alla possibilità di un percorso di autonomia.

Ma l’individuazione dell’alloggio resta a carico della stessa dato che il Comune non possiede alloggi per situazioni di sfratto né può fungere da intermediario, tanto più che l’essere genitore separato non configura una condizione di fragilità tale da generare interventi diretti dei Servizi sociali. In effetti, va ricordato che l’assegnazione di appartamenti da parte del Comune di Pesaro avviene attraverso il meccanismo dei bandi e delle graduatorie gestite dall’Erap, l’ente regionale per l’abitazione pubblica. Nell’ultimo intervento dell’ufficiale giudiziario del giugno scorso, dove veniva richiesto ausilio per l’esecuzione del provvedimento di sfratto, la Questura, reclamava la presenza dei Servizi sociali per individuare una sistemazione alloggiativa che non provocasse disagio o traumi ai minori presenti nel nucleo familiare.

L’impasse

L’ultima risposta arriva di nuovo dal Comune di Pesaro in merito all’istanza della questura e ribadisce quanto già scritto in precedenza sottolineando che non è previsto obbligo normativo di presenza di servizi sociali a meno che non ci siano condizioni sociali tali da giustificarlo. Ogni posizione può essere definita legittima, ma sempre a spese della proprietaria che non riceve canone da quattro anni e paga le spese di condominio.




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