Battaglia dei sessi nel tennis: Sabalenka sfida Kyrgios a Dubai | Il Fatto Quotidiano
Il tennis è sempre più votato allo spettacolo, al business, all’immagine. Dopo la creazione del 6 Kings Slam, che nelle due edizioni disputate ha visto vincere Jannik Sinner, non mi sorprende più nulla. L’annuncio del quarto capitolo della “battaglia dei sessi”, 33 anni dopo l’ultima, si spiega con questi ingredienti. Fine stagione, match esibizione con ricca borsa natalizia che si gioca a Dubai e due protagonisti che, per motivi diversi, possono destare curiosità e gli appetiti degli sponsor.
Il 28 dicembre la tennista bielorussa, n°1 del mondo, Aryna Sabalenka sfida l’australiano Nick Kyrgios, attualmente numero 652 del ranking mondiale e che, dopo il rientro dall’infortunio, si è fatto notare più per le sue dichiarazioni provocatorie che in campo (nel 2025 ha giocato solo 5 match). Grazie all’agente in comune, i due tennisti incroceranno le racchette in una sfida che ha la sua frizzantezza solo nel luogo dove si disputerà, la Coca Cola Arena di Dubai.
I primi capitoli della “battle of the sexes” sono passati alla storia: i primi due videro protagonista Bobby Riggs, numero uno del mondo negli anni ’40 e vincitore di 2 US Open e un titolo a Wimbledon che, a oltre 10 anni dal suo ritiro, alla veneranda età di 55 anni, si intestò questa “battaglia”. Espressosi in maniera provocatoria rispetto al livello, secondo lui troppo basso, del tennis femminile, aveva lanciato il guanto di sfida a Billie Jane King, nota anche per la sua lotta al sessismo, non solo nello sport. L’americana però declinò l’invito ma Riggs trovò nell’australiana Margaret Court Smith la rivale per questa prima battaglia.
Nonostante la Court Smith fosse numero 1 del mondo e avesse 24 anni meno, il 13 maggio del 1973, in California, l’incontro fu senza storia: Riggs vinse 6-2/6-1.
La rabbia e l’orgoglio, femminile e femminista, di Billie Jane King non si fecero attendere e il 23 settembre dello stesso anno, Riggs fu punito dalla campionessa americana che non gli diede scampo: 4-6/3-6/3-6. A Houston, davanti a 30mila spettatori, seguita da 90 milioni di persone in tutto il mondo, questa sfida è stata raccontata anche in un film del 2017, con Emma Stone e Steve Carrell nei panni dei due protagonisti. Forse il richiamo mediatico di questo incontro riuscì a smuovere qualcosa nella lotta ai diritti delle donne.
Il 25 settembre 1992, il terzo e fino ad oggi, ultimo capitolo della saga. La sede scelta dice già tutto, si giocò infatti al Ceasars Palace di Las Vegas, dove, dopo varie convocazioni non andate a buon fine, scesero in campo Jimmy Connors e Martina Navratilova, personaggi simbolo della loro epoca ma protagonisti di una partita con pochissimo significato. Quasi umiliante in partenza per le differenze imposte nelle regole: Connors aveva a disposizione un solo servizio mentre la Navratilova poteva di mandare la palla anche in corridoio. Vinse Connors (6-4/7-5) ma fu la più debole delle pagine di questa battaglia che già nel nome non rende giustizia al rapporto fra uomo e donna, in generale e non solo nello sport. Se la prospettiva da cui si guarda è il denaro, vale tutto, altrimenti, senza sconfinamenti nel ridicolo godiamoci un sano doppio misto dove la competizione si regge sull’equilibrio.
Aryna Sabalenka è soprannominata “la tigre” e sono certo che sarà aggressiva contro un Kyrgios che ha già annunciato di non volersi limitare a vincere ma a divertire. Ecco, il divertimento prima di tutto, ma di chi? Il tennis è e sta diventando sempre più uno sport elitario (anche il costo dei biglietti lievita) ma creare eventi appanaggio di chi può spendere lo rende, letteralmente, impopolare. Ma non è solo il tennis, tutto il mondo va un po’ così perché è proprio vero che, come scrisse il due volte Premio Pulitzer Russel Baker: “La gente gode di più il divertimento quando sa che tante altre persone sono rimaste escluse dal divertimento”.
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