Bassetti: «Febbre del Nilo è diventata endemica, medici sappiano riconoscerlo»

Negli ultimi mesi, il virus West Nile si conferma una minaccia concreta per la salute pubblica in Italia, come sottolinea Matteo Bassetti, direttore della clinica di malattie infettive del policlinico San Martino di Genova. Bassetti ha ribadito con forza la necessità di non sottovalutare il pericolo rappresentato da questo arbovirus, ormai largamente diffuso nel Paese e responsabile di infezioni potenzialmente gravi e talvolta letali, soprattutto per anziani e persone fragili. «Il virus West Nile non è più un fenomeno importato occasionalmente, ma una malattia endemica – ha spiegato –. Possiamo quasi chiamarlo il “virus del Po”, segno che si è radicato stabilmente nelle nostre regioni». Il dato è confermato dai molti casi registrati in diverse zone, con il primo decesso del 2025 avvenuto a Vespolate, in provincia di Novara, e un cluster di casi autoctoni nella provincia di Latina, nel Lazio, che ha destato particolare attenzione.
Secondo Bassetti, la gravità del West Nile consiste soprattutto nel fatto che, pur essendo asintomatico o simil-influenzale nella maggior parte delle persone, può causare neuroinfezioni severe come meningite o encefalite in individui vulnerabili. Attualmente non esiste una terapia specifica e nessun vaccino, per cui la prevenzione rappresenta l’unica arma efficace. Fondamentali sono le misure di protezione individuale, come l’uso di repellenti e zanzariere, insieme alla disinfestazione e alla rimozione dei ristagni d’acqua dove le zanzare si riproducono. «Se ci sono casi significa che qualcuno non ha fatto il suo dovere – rimarca Bassetti –. Serve un sistema educativo e un impegno civico collettivo per contrastare la diffusione di questo virus, e l’Italia su questo fronte è purtroppo ancora molto ‘maleducata’».
Anche il cambiamento climatico gioca un ruolo centrale nell’aumentata circolazione del virus. L’innalzamento delle temperature e la “tropicalizzazione” delle città italiane creano condizioni favorevoli per la proliferazione delle zanzare vettore, estendendo così il rischio di infezione a nuove aree del Paese.
In questo contesto, la situazione in Umbria si inserisce all’interno di un sistema di sorveglianza e prevenzione regionale attento e operativo. La regione ha adottato piani aggiornati per monitorare la diffusione del virus West Nile e del virus Usutu, basandosi su una rete integrata di controllo delle zanzare vettore, in particolare della specie Culex. Attraverso trappole dislocate in punti strategici, le autorità sanitarie umbro monitorano la presenza delle zanzare e della circolazione virale, supportate da un tavolo tecnico regionale dedicato alle malattie trasmesse da vettori. Le azioni preventive includono la disinfestazione, la sensibilizzazione della popolazione all’uso di protezioni individuali e la riduzione dei ristagni di acqua stagnante, luoghi ideali per la riproduzione degli insetti.
Fino a oggi, in Umbria non sono stati registrati casi autoctoni né decessi correlati al West Nile, ma la sorveglianza rimane alta, poiché il virus è ormai considerato endemico in Italia e potrebbe manifestarsi anche in territori finora poco colpiti. Il sistema sanitario regionale è dunque allertato e pronto a intervenire per prevenire eventuali focolai, garantendo un controllo mirato e costante, in linea con le raccomandazioni nazionali.
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