Bari vecchia, l’installazione di Tresoldi si presenta con una festa
L’intervento dell’artista lombardo si esprime in un’opera intesa come il culmine di un percorso di studi e ricerche archeologiche condotte, sin dagli inizi del secolo scorso, dal ministero della Cultura, committente del progetto di valorizzazione. Grazie alle campagne di scavo succedutesi a più riprese (l’ultima delle quali conclusa a maggio 2024), oggi è noto che il sottosuolo del sito di San Pietro racchiude una stratificazione ininterrotta di quasi quattromila anni di storia che, a partire dall’Età del Bronzo (II millennio a.C.) raggiunge, pressoché senza soluzione di continuità, gli anni 60 del Novecento. Praticamente, quell’area racconta tutta la storia della città di Bari. E quindi l’obiettivo del ministero, tramite il progetto di valorizzazione che si basa proprio sulle evidenze archeologiche, prevede la ricostruzione in chiave artistica dei volumi degli edifici esistiti nel sito a partire dal Medioevo. Un tipo di lavoro in cui Tresoldi è maestro, considerato quello che ha realizzato a Siponto (e al riscontro in visibilità e numero di visitatori che è seguito).
A Bari, Edoardo Tresoldi è stato chiamato a confrontarsi con un contesto archeologico pluristratificato molto più complesso da restituire, rispetto a Siponto, in quanto l’area di San Pietro, nel corso dei millenni, ha attraversato diverse fasi di vita, di destinazione d’uso, di strutture ed edifici. Nelle fasi più recenti, e pertanto meno compromesse da interventi successivi, l’area ha accolto un luogo di culto cristiano risalente all’Alto Medioevo, rimasto per secoli in uso con successive modifiche e ampliamenti: tra XI e XII secolo fu ricostruito in forme romaniche assumendo una pianta triabsidata, ridisegnata nel ‘400 all’atto della costruzione dell’attiguo convento francescano, cui apparteneva il chiostro rimasto sino a oggi l’unica testimonianza dell’ antico monumentale complesso. Agli inizi del ‘600 la chiesa è stata notevolmente ampliata, assumendo impianto ad aula unica, e poi nell’’800 l’intero complesso è stato trasformato in edificio civile e adibito a varie funzioni, culminate con la destinazione a Ospedale Consorziale, un luogo di cura demolito nel 1969 a seguito degli ingenti danni riportati durante la II Guerra Mondiale.
Il bombardamento tedesco del porto nel 1943, e poi, nel 1945, e l’esplosione del piroscafo americano Charles Henderson carico di esplosivo, ormeggiato lungo il molo che fronteggiava San Pietro, hanno gravemente compromesso l’edificio rendendone necessario l’abbandono e segnandone la fine. Il complesso è stato demolito nel 1969 ma, a partire dagli anni 80 del secolo scorso, l’area è rinata come sito archeologico e ha fornito agli studiosi una messe di dati che hanno consentito di ricostruire le origini e la lunga sequenza di fasi di vita della città che in quel luogo è sorta e si è stratificata. Nell’immaginario degli abitanti di Bari vecchia, la memoria legata all’ospedale e alle antiche strutture sacre una volta esistenti, è rimasta viva nei ricordi, negli aneddoti, nelle leggende urbane, testimoni di un legame profondo e sentimentale tra la comunità e i resti di San Pietro.
Il progetto di Edoardo Tresoldi, prendendo le mosse dai dati archeologici forniti dalla Direzione Lavori per orientare la ricostruzione, si è nutrito anche delle narrazioni fornite dall’immaginario di comunità che ha portato l’artista a chiedersi cosa abbia significato davvero quel luogo per Bari e per la sua gente nel corso dei secoli. Analizzando planimetrie, rilievi, mappe, relazioni di scavo, documenti d’archivio, storie e racconti, l’artista ha avvertito che al centro di tutto sopravvive, nel terreno, nel toponimo e nell’immaginario comune, la memoria della chiesa e del culto dedicato a San Pietro. Il sentire dell’artista ha così interpretato poeticamente le direttive della direzione lavori, ideando una installazione che restituirà ai luoghi forma e anima.