Puglia

Bari vecchia, l’installazione di Tresoldi si presenta con una festa

L’opera monumentale dell’area archeologica di San Pietro, a Bari, finalmente si presenta alla città. Il lavoro non è ancora finito, ma l’artista che lo sta realizzando, Edoardo Tresoldi, è pronto a svelarlo tramite un modello in scala: lo farà il 3 luglio insieme all’architetta Maria Piccarreta (segretario regionale del ministero della Cultura Puglia), alle 20 nella chiesa di San Francesco della Scarpa. Sarà un evento importante per la comunità di Bari vecchia e non solo, perché sarà la chiusura di un cerchio: il progetto è in corso ormai da anni, lo stesso Tresoldi è stato a lungo a Bari vecchia per conoscere gli abitanti, parlare con loro e raccogliere le loro storie, in modo che l’opera che sta nascendo nell’area archeologica possa essere figlia della storia del luogo, e anche dei residenti. Dopo l’esposizione del modello, quindi, sarà festa: e si festeggerà proprio in piazza San Pietro (dalle 21) con musica dal vivo, rappresentanti istituzionali e gli stessi Piccarreta e Tresoldi.

L’intervento dell’artista lombardo si esprime in un’opera intesa come il culmine di un percorso di studi e ricerche archeologiche condotte, sin dagli inizi del secolo scorso, dal ministero della Cultura, committente del progetto di valorizzazione. Grazie alle campagne di scavo succedutesi a più riprese (l’ultima delle quali conclusa a maggio 2024), oggi è noto che il sottosuolo del sito di San Pietro racchiude una stratificazione ininterrotta di quasi quattromila anni di storia che, a partire dall’Età del Bronzo (II millennio a.C.) raggiunge, pressoché senza soluzione di continuità, gli anni 60 del Novecento. Praticamente, quell’area racconta tutta la storia della città di Bari. E quindi l’obiettivo del ministero, tramite il progetto di valorizzazione che si basa proprio sulle evidenze archeologiche, prevede la ricostruzione in chiave artistica dei volumi degli edifici esistiti nel sito a partire dal Medioevo. Un tipo di lavoro in cui Tresoldi è maestro, considerato quello che ha realizzato a Siponto (e al riscontro in visibilità e numero di visitatori che è seguito).

A Bari, Edoardo Tresoldi è stato chiamato a confrontarsi con un contesto archeologico pluristratificato molto più complesso da restituire, rispetto a Siponto, in quanto l’area di San Pietro, nel corso dei millenni, ha attraversato diverse fasi di vita, di destinazione d’uso, di strutture ed edifici. Nelle fasi più recenti, e pertanto meno compromesse da interventi successivi, l’area ha accolto un luogo di culto cristiano risalente all’Alto Medioevo, rimasto per secoli in uso con successive modifiche e ampliamenti: tra XI e XII secolo fu ricostruito in forme romaniche assumendo una pianta triabsidata, ridisegnata nel ‘400 all’atto della costruzione dell’attiguo convento francescano, cui apparteneva il chiostro rimasto sino a oggi l’unica testimonianza dell’ antico monumentale complesso. Agli inizi del ‘600 la chiesa è stata notevolmente ampliata, assumendo impianto ad aula unica, e poi nell’’800 l’intero complesso è stato trasformato in edificio civile e adibito a varie funzioni, culminate con la destinazione a Ospedale Consorziale, un luogo di cura demolito nel 1969 a seguito degli ingenti danni riportati durante la II Guerra Mondiale.

Il bombardamento tedesco del porto nel 1943, e poi, nel 1945, e l’esplosione del piroscafo americano Charles Henderson carico di esplosivo, ormeggiato lungo il molo che fronteggiava San Pietro, hanno gravemente compromesso l’edificio rendendone necessario l’abbandono e segnandone la fine. Il complesso è stato demolito nel 1969 ma, a partire dagli anni 80 del secolo scorso, l’area è rinata come sito archeologico e ha fornito agli studiosi una messe di dati che hanno consentito di ricostruire le origini e la lunga sequenza di fasi di vita della città che in quel luogo è sorta e si è stratificata. Nell’immaginario degli abitanti di Bari vecchia, la memoria legata all’ospedale e alle antiche strutture sacre una volta esistenti, è rimasta viva nei ricordi, negli aneddoti, nelle leggende urbane, testimoni di un legame profondo e sentimentale tra la comunità e i resti di San Pietro.

Il progetto di Edoardo Tresoldi, prendendo le mosse dai dati archeologici forniti dalla Direzione Lavori per orientare la ricostruzione, si è nutrito anche delle narrazioni fornite dall’immaginario di comunità che ha portato l’artista a chiedersi cosa abbia significato davvero quel luogo per Bari e per la sua gente nel corso dei secoli. Analizzando planimetrie, rilievi, mappe, relazioni di scavo, documenti d’archivio, storie e racconti, l’artista ha avvertito che al centro di tutto sopravvive, nel terreno, nel toponimo e nell’immaginario comune, la memoria della chiesa e del culto dedicato a San Pietro. Il sentire dell’artista ha così interpretato poeticamente le direttive della direzione lavori, ideando una installazione che restituirà ai luoghi forma e anima.




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