Bari sulla pelle, parla il tatuatore: “Ecco perché li vogliono”
Patate riso e cozze, polpo, sgagliozze, focaccia, panzerotto, orecchiette e birra, da gustare sul lungomare, magari riflettendo sulle bellezze del territorio. No, non è il menù preferito del barese amante delle prelibatezze della propria terra e del mare, ma sono simboli rappresentativi trasformati in tatuaggi da parte di chi, per l’appunto, ha un forte sentimento verso la propria città. Tatuaggi che, al giorno d’oggi, sono sempre più particolari e bizzarri, e non mancano di certo simpatiche raffigurazioni.
Saverio Damiani, tatuatore professionista specializzato in micro realistico e titolare del Tatuaggificio di via Saverio Lioce 19, a Bari, racconta la dilagante moda dei tatuaggi in versione barese: “Il lampione del lungomare è il più gettonato, che ho realizzato in tante varietà, tra cui quella con la sciarpa del Bari attorno allo stesso lampione, oppure con il tramonto alle spalle. C’è chi, invece, ha voluto tatuarsi il faro di San Cataldo. Per quanto riguarda il food, ne ho realizzati alcuni molto particolari come la focaccia dentro una teglia, in riferimento alla nonna di una cliente, oppure un unico tatuaggio fatto di metà ruota di focaccia e metà piatto di orecchiette con le cime di rapa. Poi patate riso e cozze, non in teglia, ma disposta con i tre ingredienti separati, uno sotto l’altro, come una sorta di didascalia. Il panzerotto fritto aperto è un altro classico”.
Ma il legame dei baresi con il mare, si sa, è molto profondo. “Tatuaggi che espongono il polpo o un suo tentacolo, la cozza e il riccio, sono da tempo molto in voga nei baresi”, continua Damiani. Insomma, le idee sono sempre più eccentriche e non mancano, tra le altre cose, figure simpatiche fra calcio e la famosa bevanda al malto d’orzo e luppolo, altro simbolo della città. “Ho realizzato una bottiglia di Peroni e un tappo della stessa birra, un mini giocatore di Subbuteo con addosso la maglia del Bari degli anni 80 e una rovesciata di Igor Protti (ex attaccante e idolo del Bari anni 90, n.d.r.). Anche la curva nord biancorossa non manca all’elenco”.
E c’è chi ha pensato d’imprimere sulla pelle la devozione verso l’amato santo patrono. “Ho fatto tantissimi san Nicola in versione stilizzata”, ricorda Damiani. Ma succede anche che il tatuaggio assuma una forma ironica e simbolica, in vena tutta barese. “Un cliente, dopo aver passato un concorso, ha deciso di tatuarsi la figura di Checco Zalone che immortala la scena divertente del posto fisso, presente in uno dei suoi film. E poi Filomena Coza Depurada (sit-com anni 90, interpretata da Toti e Tata, n.d.r.) e gli Oeasis (versione barese degli Oasis dei fratelli Gallagher, n.d.r.) sono stati un classico. È la baresità”.
La fascia d’età di chi decide di tatuarsi un simbolo barese? “Dai trent’anni anni in su, mentre i giovanissimi trovano un po’ trash questo genere di rappresentazioni”, afferma. Il motivo dei tatuaggi baresi? “Un forte senso d’appartenenza alla nostra bellissima città”, risponde con orgoglio il tatuatore Damiani. Appartenenza che viene racchiusa anche in frasi in dialetto che vengono stampate sulla pelle come “Iapre l’ecchie”, ricorda. “È una cosa molto particolare. La maggior parte dei clienti sono baresi, ma ci sono quelli che vivono fuori Bari e decidono di farsi disegnare addosso un simbolo locale per avere il ricordo della città. Oggi il tatuaggio si è sdoganato molto e tutti sono orgogliosi della città di Bari, grazie anche alla ribalta che ha avuto a livello cinematografico e turistico. Anche molti turisti decidono di tatuarsi il lungomare, un’orecchietta, o le cime di rapa”.
“Faccio questa professione da nove anni – conclude Saverio Damiani – Ho sempre avuto la passione per il disegno, poi, spinto anche da mio padre, ho continuato a migliorarmi, passando da foto e disegni ai tatuaggi. Per me fare tatuaggi è un vero hobby, più che una professione, e un grande piacere”. La moda e la passione dei tatuaggi baresi, dunque, continuano a sorprendere.