Bari, sotto il liceo Scacchi c’è un bunker: diventerà museo
Il liceo scientifico Statale “Arcangelo Scacchi” di Bari svela un bunker bellico unico. L’edificio rivela una stratificazione attiva, tracce di una vita che – si direbbe – ‘ne ha viste tante’. Indizi incisi nella pietra: da lussuosa residenza risalente al XIX secolo a bunker rinforzato, oggi il liceo Scacchi si spoglia dei suoi segreti e diventa protagonista di un’archeologia a chilometro zero per gli studenti, in un progetto di ricerca didattica che si configura come un vero e proprio scavo, un cantiere per i suoi studenti con l’uso di laser scanner e rilievi digitali-archeologici avviato dall’istituto in sinergia con l’Archivio di Stato e il dipartimento DiRiUm dell’Università degli Studi di Bari.
Lo spiega a Telebari l’eclettico professore Alessandro Crispino (archeologo, numismatico, professore di Storia romana presso l’Università e docente di Lettere, con potenziamento di archeologia, urbanistica e storia dell’architettura antica per l’indirizzo Storico-architettonico del Liceo Scacchi), ‘occhio clinico’ della scoperta: “La struttura rivela origini borghesi riferibili al 1882: fu l’originario sontuoso palazzo privato di Prosper Chartroux, influente imprenditore e commerciante d’olio francese. L’edificazione del palazzo, un simbolo del suo elevato status, attesta la sua importanza nella Bari della seconda metà dell’Ottocento. A testimonianza di questa prima fase, in alcune stanze del sottosuolo si possono ancora intravedere tracce inedite: dalle chianche bianche ottocentesche originali (è ancora conservata l’antica scala per accedere ai magazzini e sono presenti le botole che un tempo servivano al carico e scarico diretto dell’olio dai livelli stradali ai depositi sottostanti) a documenti d’epoca (in una stanza sono state rinvenute carte geografiche e documenti risalenti agli anni ’30, offrendo un prezioso spunto documentale per l’analisi)”.
Non è l’unico mistero che si cela sotto l’edificio: il cuore scientifico e narrativo si concentra sui sotterranei, dove sono state rinvenute le tracce di un bunker rinforzato, ossia un esteso rifugio antiaereo riconvertito durante la Seconda guerra mondiale. “L’ambiente ha subito rinforzi strutturali in cemento armato, confermandone la funzione di vera e propria fortificazione anti-bombardamento – afferma Crispino – Lo confermano le ‘voci dei muri’: l’analisi paleografica dei graffiti parietali offre uno spaccato eccezionale del sentire popolare. Accanto all’iscrizione ‘abbasso Churchill’, sono state rinvenute incisioni che fanno riferimento a Stalin e disegni di aerei o torrette antiaeree”.
Tracce, indizi: l’investigazione ha inizio e la scoperta deriva da una forte curiosità verso tutto ciò che non si conosce, che sia futuro, ma anche e soprattutto passato. “Appena sono arrivata al liceo Scacchi, l’ho voluto visitare tutto – racconta la dirigente dell’istituto di secondo grado, Chiara Conte – ho notato delle porticine che conducevano giù negli scantinati e qui ho riconosciuto alcuni segnali che riportassero effettivamente alla possibilità che quello fosse stato un luogo anche utilizzato come bunker. All’epoca avevo meno consapevolezza e la cosa è rimasta lì. La competenza tecnica del professor Crispino ha consentito una indagine più approfondita; con un sopralluogo attento ed esperto, si è reso conto che giù c’è un patrimonio di archeologia contemporanea, probabilmente senza precedenti”.
“Sono arrivato 4 anni fa allo Scacchi e avendo sempre amato l’architettura e avendo studiato i palazzi di Corso Cavour, ho voluto studiare e approfondire la storia dello Scacchi – dice il professor Crispino, di cui è in via di pubblicazione il volume sul centenario dello Scacchi con la propria curatela – L’occasione si è combinata col centenario del 2024. Nello studiare e ricercare mi sono imbattuto nei sotterranei, mai studiati da nessuno. I colleghi di Fisica hanno usato un ambiente dei sotterranei per il progetto tripla EEE qualche anno fa, ma non hanno mai studiato il rifugio”. Come nei migliori romanzi gialli, le prove si addentrano passo dopo passo. “Ecco una stanza dopo l’altra, quasi intatte, ferme al secondo opoguerra. Un porre i piedi su quello strato calpestato da gente che ha cercato riparo, per poi vedere piano piano che le pareti sono piene di graffiti, ma addirittura trovare depositi di materiale come maschera antigas completa di bomboletta, scarpe da donne di quegli anni ’40, carte geografiche del Ventennio – spiega Crispino – È la prima volta che affronto un argomento di archeologia contemporanea. Ho pensato subito ai miei studenti dello Storico-architettonico. Sono loro il mio pensiero fisso. Far fare esperienza diretta e far conoscere la loro stessa scuola, la loro seconda casa. Far sperimentare un cantiere/futuro museo direttamente a scuola”.
Il progetto adotta l’approccio dell’Archeologia pubblica, ponendo gli studenti del corso di potenziamento Storico-architettonico su un cantiere di ricerca. “Ci sono ancora stanze murate e inesplorate che andranno aperte, altre visitabili ma che possono offrire ai ragazzi l’opportunità di impegnarsi in un vero e proprio scavo archeologico a km 0 all’interno della propria scuola – dichiara Crispino – i ragazzi non si limiteranno a studiare, ma impareranno le tecniche di rilievo moderne sul campo e non vedono l’ora di iniziare. Utilizzeranno strumenti avanzati come il laser scanner per la mappatura tridimensionale, si occuperanno del disegno tecnico dei reperti e degli ambienti, e realizzeranno i rilievi dettagliati dell’intera struttura. Questa metodologia forma gli studenti non solo alla storia, ma anche alle più recenti tecniche di documentazione del patrimonio”.
“È una scoperta che mi intriga in modo particolare non soltanto come dirigente, ma come persona che da una vita si dedica alla formazione – continua la dirigente Conte – Bari è stata una città protagonista durante la Seconda guerra mondiale, subendo un bombardamento, dove i rifugi erano all’ordine del giorno, e alcune indicazioni si trovano sui muri, soprattutto nel Murattiano. Questa è una storia che appartiene a tutti i cittadini”.
“Vogliamo farne un luogo di cultura, aperto al pubblico, perché al centro della città spesso passano inosservate le bellezze storiche, architettoniche e culturali a 360 gradi, di quella che è, appunto, la storia del paese che si abita. Per cui, la priorità è la riconversione museale del bunker per istituire un laboratorio di Memoria permanente. La muselizzazione sarebbe un’opportunità unica per la città in quanto, ad oggi, non esiste alcun rifugio antiaereo visitabile al pubblico a Bari – aggiunge la dirigente – L’apertura è pensata non solo per gli studenti dello Scacchi, ma anche per i visitatori esterni e la cittadinanza, elevando il liceo a centro attivo per la conoscenza e la promozione del patrimonio culturale locale”.
“Il nostro obiettivo è valorizzare un’ampia fetta culturale che è sotto i nostri piedi e che può essere messa a disposizione di tutti, perché più sappiamo di coloro che ci hanno preceduto, degli eventi che ci hanno preceduto, più riusciamo a capirne le motivazioni. È un obiettivo fondamentale soprattutto per i più giovani, che non hanno avuto la possibilità di sentire nessun racconto diretto da parte dei nonni o dei genitori a differenza delle generazioni precedenti che, invece, avevano preso parte ai conflitti mondiali fornendo racconti di prima mano – spiega la Preside Conte – E la storia se non viene raccontata di prima mano perde la sua valenza, quindi queste sono occasioni per fare in modo che i più giovani, calpestando i luoghi effettivi della storia, possano eventualmente comprendere ed evitare di ripetere sempre gli stessi errori, verso cui il genere umano è, ahimè, piuttosto ottuso”.
Con il liceo Scacchi, il racconto in prima persona arriva da parte del luogo: è lo stesso edificio a ‘narrare verbalmente’ il suo vissuto. “Spesso trascuriamo i posti che abitiamo, che possono essere di grande valore come in questo caso – continua Chiara Conte – Vogliamo fare in modo che quel patrimonio che abbiamo nei nostri sotterranei possa effettivamente venire alla luce ed essere fruito da tutti, in modo tale da essere luogo effettivo di formazione di cultura: non solo una ‘scuola’, un luogo di trasmissione del sapere, ma permettere il superamento della modalità trasmissiva rispetto a quella del vivere in prima persona quelli che sono i luoghi della storia”.




