Umbria

Azienda umbra coinvolta in maxitruffa ai fondi agricoli Ue


C’è anche un’azienda agricola della provincia di Perugia tra quelle finite al centro di una maxi inchiesta della Guardia di finanza di Padova, che ha portato alla confisca di beni per 4.762.261 euro. Dalle indagini è emerso che gli indagati, titolari di 6 aziende sparse tra le province di Padova, appunto, L’Aquila e Perugia, hanno indebitamente beneficiato, tra il 2015 e il 2020, di contributi del Fondo Europeo Agricolo di Garanzia. Il risultato giunge al termine di un’indagine dei finanzieri dalla quale ha consentito al Tribunale di Padova di disporre, oltre alla confisca del profitto del reato, anche la condanna dei responsabili a pene comprese tra 1 anno e 8 mesi e 2 anni e 8 mesi di reclusione; sentenza divenuta irrevocabile lo scorso giugno a seguito delle conferme della Corte d’Appello di Venezia e della Corte di Cassazione.

Accertamenti Attraverso le investigazioni patrimoniali sono confluiti un patrimonio dello Stato partecipazioni societarie, disponibilità finanziarie, polizze assicurative, fabbricati e terreni, nonché un complesso aziendale, per un valore complessivo stimato di 3,3 milioni. Le attività investigative, hanno consentito di accertare che gli indagati, privi dei requisiti per ottenere sostegni finanziari previsti dalla Politica Agricola Comune, hanno ideato artificiosamente l’ingresso nel settore agricolo, quali prestanome, di due giovani agricoltori per ottenere fraudolentemente indebiti finanziamenti nel comparto Feaga per la gestione fittizia di terreni ubicati tra le province di Bolzano, Trento, Perugia , Ascoli Piceno e L’Aquila. E’ stato anche verificato che gli aiuti riconosciuti ai due prestanome, sono stati artificiosamente trasferiti, grazie ad un complesso intreccio di fusioni societarie e compravendite di natura fittizia, agli indagati permettendo così a quest’ultimi di ottenere contributi per 4,7 milioni di euro, messi a disposizione dal Fondo Economico Europeo per l’agricoltura. I condannati sono stati inoltre segnalati alla Procura Regionale della Corte dei Conti del Veneto per il danno erariale: la Magistratura Contabile, dopo aver vagliato il quadro probatorio, ha disposto il sequestro conservativo anticipato di beni nella disponibilità dei responsabilità per 3,9 milioni di euro. Gli autori della frode sono stati infine segnalati agli organismi pagatori per il recupero delle risorse indebitamente ottenute.

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