Abruzzo

Azienda chimica sequestrata a Bussi, sindacati preoccupati per i lavoratori: “Pronta a delocalizzare”


Si dicono profondamente preoccupati Antonio Perseo (Filctem-Cgil) e Barbara Tocco (Fecma-Cisl) per il sequestro di un impianto chimico all’interno del Sin (Sito di interesse nazionale) di Bussi che dal 2015 avrebbe sversato nelle falde acquifere e nei terreni circostanti rifiuti tossici e inquinanti. A mettere i sigilli è stata nei giorni scorsi la guarda di finanza su disposizione della procura.

Una preoccupazione che riguarda i lavoratori dell’azienda della stessa dato che questa, se a settembre non ripartirà con il lavoro, potrebbe optare per la delocalizzazione. I lavoratori “in queste ore – spiegano i due sindacalisti – stanno vivendo con ansia questa situazione. Siamo consapevoli dell’incertezza che un evento del genere genera e ci impegniamo a fornire tutto il supporto necessario ai lavoratori e alle loro famiglie”.

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I sindacati hanno incontrato la direzione aziendale e “hanno appreso con allarme le possibili conseguenze di questa decisione. L’azienda ha infatti comunicato che, in assenza di una ripresa produttiva entro settembre, potrebbe essere costretta a delocalizzare la produzione, con conseguenti pesanti ripercussioni sull’occupazione e il rischio di chiusura dello stabilimento”.

Se da una parte Filtecm-Cgil e Fecma Cisl inviato l’azienda “a valutare attentamente tutte le possibili alternative, privilegiando soluzioni che garantiscano la continuità produttiva e la salvaguardia dei posti di lavoro”, alle istituzioni competenti si chiede “di intervenire con urgenza per scongiurare questo scenario. Il nostro obiettivo principale è tutelare i diritti dei lavoratori e garantire la sicurezza ambientale del territorio e faremo tutto quanto dovesse risultare necessario”.


 


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