Lazio

“Avrebbe potuto uccidere mia figlia”

Una deflagrazione nella notte, un boato che squarcia il silenzio di Campo Ascolano, a Pomezia. È quasi le 22 di giovedì 16 ottobre quando un ordigno esplode sotto l’abitazione del giornalista e conduttore di Report, Sigfrido Ranucci.

L’esplosione devasta la sua auto, danneggia un’altra vettura della famiglia e la facciata della villetta. Un attentato vero e proprio,che avrebbe potuto uccidere”, come scrivono i canali ufficiali della trasmissione Rai.

Secondo i primi rilievi degli artificieri dei carabinieri, la bomba conteneva quasi un chilo di materiale esplosivo. Un ordigno rudimentale, ma di potenza tale da colpire chiunque si fosse trovato nei paraggi.

“Mia figlia era appena passata da lì”, ha raccontato Ranucci al Corriere della Sera. “L’esplosione avrebbe potuto ucciderla”.

L’indagine: in campo la DDA di Roma

Sul caso indaga ora la Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, coordinata dal procuratore capo Francesco Lo Voi.

Questa mattina, carabinieri, Digos, polizia scientifica e vigili del fuoco hanno effettuato un sopralluogo dentro e fuori l’abitazione del conduttore di Report, alla ricerca di tracce e inneschi utili a risalire agli autori dell’attentato. Al momento, la natura dell’esplosivo e le modalità di collocazione sono al vaglio degli inquirenti.

Un gesto “vigliacco e gravissimo”

La notizia ha scosso il mondo politico e giornalistico. Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha parlato di “un gesto vigliacco e gravissimo”, annunciando il rafforzamento delle misure di sicurezza per Ranucci e la sua famiglia:

“È un attacco non solo alla persona, ma alla libertà di stampa e ai valori fondamentali della nostra democrazia. Ci sarà il massimo impegno delle forze di polizia per accertare rapidamente gli autori”.

 Le reazioni: “Chi colpisce un giornalista, colpisce la democrazia”

Solidarietà è arrivata trasversalmente dal mondo politico e istituzionale. Il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, ha espresso la vicinanza della città:

“Un gesto vile e inaccettabile, un attacco alla libertà di stampa e al diritto di essere informati. Chi colpisce un giornalista, colpisce la democrazia”.

Sulla stessa linea il presidente della Regione Lazio Francesco Rocca, che parla di “atto di estrema gravità” e “attacco diretto ai valori democratici”.

La consigliera regionale Emanuela Droghei (Pd) invita alla riflessione:

“Quando si colpisce un giornalista, si tenta di mettere a tacere la libertà di stampa. È un attacco alla verità e al coraggio di chi racconta i fatti con onestà”.

Duro anche il gruppo capitolino del Movimento 5 Stelle:

“Una mano vile ha fatto esplodere l’auto di Ranucci e di sua figlia. Basta delegittimare Report e la sua redazione. Difendere la libertà di informazione significa difendere la democrazia stessa”.

Infine, la Cgil Roma e Lazio, per voce del segretario Natale Di Cola, chiede una mobilitazione civile:

“Serve una forte reazione a sostegno del giornalismo d’inchiesta e della libertà di informazione nel nostro Paese. Su questo fatto gravissimo non può calare il silenzio”.

IL VIDEO:

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