Umbria

Automobilista spericolato voleva solo intimidire, non uccidere: la Corte riduce l’accusa


Manovre spericolate e intimidatorie con l’auto per strada nei confronti del nuovo compagno della ex moglie, ma se prive di un “accertato intento omicida”, non costituiscono, appunto, il reato di tentato omicidio, bensì quello di violenza privata, con diminuzione della pena.

Lo ha stabilito la Corte d’appello di Perugia, ridimensionando l’accusa originaria a carico di un uomo e riqualificando la sua condotta in violenza privata.

La vicenda ha la sua base in un acceso conflitto tra due uomini, un ex marito e il nuovo compagno della donna. Il primo, già imputato di stalking nei confronti della coppia con divieto di avvicinamento per atti persecutori nei confronti dell’ex compagna, era finito sotto processo anche per tentato omicidio e per aver danneggiato l’auto del rivale dopo una discussione. La vittima si era intromessa per dissuadere l’uomo dal molestare la madre della propria fidanzata (cioè l’ex moglie dell’imputato), anch’essa oggetto delle sue persecuzioni.

Imputato che aveva reagito mettendo in atto, alla guida della propria autovettura, una serie di manovre pericolose e ripetute nei confronti della vittima, cercando di tagliarle la strada. Episodio che il Tribunale di Perugia, in primo grado, aveva qualificato come tentato omicidio.

Tuttavia, la Corte d’appello ha operato una diversa valutazione. Dall’esame delle deposizioni testimoniali è emerso che le manovre, seppure chiaramente intimidatorie e pericolose, erano state commesse in reazione al precedente comportamento della persona offesa e, soprattutto, senza che fosse sufficientemente provato uno specifico intento omicida da parte dell’imputato. Da qui la derubricazione a violenza privata, che punisce chiunque, con violenza o minaccia, costringa altri a fare, tollerare od omettere qualcosa.

La Corte ha, infine, confermato la condanna per gli atti persecutori già commessi dall’uomo ai danni dell’ex compagna, condotte vessatorie e maltrattanti che avevano cagionato nella donna un grave e persistente stato di ansia e paura, tanto da aver già reso necessario l’emissione di un divieto di avvicinamento.


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