Auto elettriche, sale la quota a luglio in Europa. Ma i costruttori: “Obiettivo 2035 non fattibile”
ROMA – In Europa Occidentale – Ue, Efta e Regno Unito – a luglio sono sono state vendute complessivamente 1.085.356 auto, il 5,9% in più dello stesso mese del 2024. Nei primi sette mesi dell’anno le immatricolazioni – secondo i dati dell’Acea, l’associazione dei costruttori europei – sono state 7.900.877, praticamente invariate rispetto all’analogo periodo del 2024: il calo è stato dello 0,4%, ma rispetto allo stesso periodo del 2019, dato antepandemia, il tonfo è stato del 19%. Se invece si guarda al solo mese di luglio 2019 la differenza è del 18,4%, sempre in meno.


Elettriche in salita, ma ibride le preferite
L’Acea rileva che a luglio le auto elettriche hanno raggiunto il 15,6% del mercato, quota in crescita rispetto al 12,5% di un anno fa, ma ancora lontana da quanto sarebbe necessario per la transizione. Le ibride sono il 34,7% del mercato e rimangono le preferite dai consumatori.
Costruttori a von der Leyen: “Obiettivo irraggiungibile”
«Obiettivi non più raggiungibili». I rappresentanti dei costruttori di auto d’Europa, che fanno parte dell’Acea, e i rappresentanti delle imprese dell’indotto del Vecchio continente, associati alla Clepa, hanno rotto gli indugi: vendere solo auto nuove elettriche nel 2035 «non è fattibile». Lo spiegano in una lettera congiunta mandata alla presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, dove dicono che i piani dell’Ue per l’automotive «dovrebbero andare oltre l’idealismo e riconoscere le attuali realtà industriali e geopolitiche: raggiungere i rigidi obiettivi di CO2 per auto e furgoni per il 2030 e il 2035 non è più fattibile nel mondo di oggi». Missiva inviata a pochi giorni dalla ripresa del dialogo strategico sul futuro del comparto in programma il 12 settembre. L’invito a palazzo Berlaymont di «ricalibrare l’attuale percorso di riduzione delle emissioni di CO2 per garantire il raggiungimento degli obiettivi climatici dell’Ue, salvaguardando la competitività industriale, la coesione sociale e la resilienza strategica delle catene di approvvigionamento europee». La lettera è propedeutica alla revisione del regolamento delle emissioni di CO2. I costruttori chiedono «un approccio orientato al mercato» e il rispetto di un principio di «neutralità tecnologica»: non solo veicoli elettrici, ma ibridi, range extender, idrogeno e i combustibili decarbonizzati. La case produttrici sostengono anche che vanno mantenuti «i motori a combustione interna altamente efficienti».


Centro Studi Promotor: parole condivisibili
“Come non condividere le richieste di Acea e Clepa – dice Gian Primo Quagliano, presidente del Centro Studi Promotor – se si considera che, come i dati pubblicati oggi dicono chiaramente, il mercato auto dell’Unione Europea, rispetto a quello del resto del mondo, ha accumulato un ritardo del 19% per il mancato recupero del calo legato alla pandemia e del 7,5% per la mancata crescita che il mercato auto del resto del mondo ha conseguito dopo aver recuperato integralmente il calo dovuto alla pandemia”.
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