Australia, una democrazia incompiuta: la voce negata degli aborigeni
Nel cuore dell’Australia democratica e sviluppata, un’intera parte della popolazione non è ancora uscita dal passato coloniale. I First Nations, che comprendono i popoli aborigeni e delle isole dello Stretto di Torres, sono i primi abitanti del Paese, con una storia che affonda le radici in oltre 60.000 anni. Non costituiscono un gruppo omogeneo, ma centinaia di comunità distinte, ciascuna con lingue, culture e tradizioni proprie, con un’identità profondamente legata al territorio, alla famiglia, alla spiritualità e alla trasmissione orale delle conoscenze. Tuttavia, il loro benessere e la loro salute variano sensibilmente in base al luogo di residenza.
Una popolazione giovane e in crescita
Secondo il censimento del 2021, i First Nations rappresentano il 3,8% della popolazione australiana, con circa 984.000 persone. La loro crescita non è attribuibile solo a fattori demografici, ma anche a una maggiore identificazione e partecipazione nei censimenti. Il 91,4% si dichiara di origine aborigena, il 4,2% torresiana e il 4,4% appartiene a entrambe le origini. Il 34% della popolazione ha meno di 15 anni e l’età media è di 24 anni, ben al di sotto della media nazionale.
Geograficamente, il 41% vive nelle grandi città, il 44% in aree regionali e il 15% in zone remote o molto remote. Tuttavia, la presenza relativa dei First Nations nella popolazione totale cresce con l’aumentare dell’isolamento geografico, fino al 30% nelle aree più remote.
Cultura e lingua: un patrimonio a rischio
La cultura dei First Nations si esprime attraverso rituali, lingue, legami spirituali con la terra e trasmissione intergenerazionale. Eppure, il numero di persone che parlano una lingua indigena in casa è in declino: dal 16,4% nel 1991 al 9,5% nel 2021. Oggi, sono ancora parlate oltre 150 lingue indigene, seppur da piccole comunità. Le più diffuse sono Yumplatok e Kriol, nate durante la colonizzazione come creoli basati sull’inglese.
Nonostante la perdita linguistica, il senso di appartenenza resta forte: nel 2018–19, il 74% degli adulti riconosceva un territorio come propria homeland, il 65% si identificava con un gruppo tribale o linguistico e il 27% viveva effettivamente nel proprio territorio ancestrale, con percentuali più alte nelle aree remote.
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