Attanasio, il padre dell’ambasciatore ucciso: “Ancora non c’è una verità su movente e mandanti”
“Ancora non c’è una verità certa, non è chiaro il movente e neppure chi siano i mandanti: ho sempre creduto nelle istituzioni, ma mi auguro che queste istituzioni abbiano coraggio, almeno lo stesso che aveva Luca”. Salvatore Attanasio, padre dell’ambasciatore italiano Luca Attanasio ucciso 4 anni fa in Congo con il carabiniere di scorta, Vittorio Iacovacci e l’autista del Programma alimentare mondiale (Pam), Mustapha Milambo, lo dice arrivando al cimitero di Limbiate (Monza e Brianza) per la commemorazione. Attanasio aveva 43 anni ed era in missione.
A proposito delle inchieste chiuse e in corso il padre del diplomatico ha ricordato che “adesso c’è questo secondo filone a Roma, ma neppure i nostri legali possono avere accesso agli atti, e ci resta solo questa speranza perché si apra uno spiraglio di verità”. Come nel giorno dei funerali, nel centro sportivo cittadino strapieno, ancora una volta in tanti hanno voluto partecipare nel pomeriggio alla commemorazione di Luca Attanasio. Sposato con Zakia Seddiki e padre di 3 figlie, il diplomatico era cresciuto nella cittadina a pochi chilometri da Monza, tornava spesso a trovare genitori e amici e in molti erano rimasti in contatto con lui.
Alla commemorazione al cimitero sono arrivati diversi sindaci della zona e anche alcuni politici da Milano, come il consigliere regionale del Pd Piefrancesco Majorino. Non è l’unico evento che il Comune di Limbiate, in collaborazione con il Circolo Acli Limbiate e le associazioni di ReteLimbiate, ha organizzato a 4 anni dalla scomparsa dell’ambasciatore. “Non perdiamo occasione di ricordarlo in ogni nostra iniziativa – ha detto il sindaco di Limbiate Antonio Romeo – Soprattutto tra i ragazzi verso i quali occorre più che mai diffondere la cultura della solidarietà, della legalità e del senso delle istituzioni”.
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