Atreju, Meloni contro Landini, Schlein e Prodi: “Sinistra non difende i lavoratori”
La presidente del Consiglio Giorgia Meloni chiude Atreju in difesa e in attacco. In difesa del governo, in un’ora di discorso a ruota libera. In difesa, ancora una volta, della storia che ha le spalle: “Chi ci ha sottovalutato e ha scommesso che non ce l’avremmo fatta, non ha fatto i conti con questo luogo che ha attraversato immutato gli anni”. In difesa dei giovani di FdI, investiti qualche mese fa da un’inchiesta su antisemitismo e razzismo: “Nessuna gogna costruita sul singolo spiata del buco della serratura, nessuna gogna costruita per colpire me vi toglie quello che siete. Siate orgogliosi di quello che siete, siete la parte migliore della vostra generazione”. In difesa della sorella, sulla quale la premier ironizza: “Grazie ad Arianna, che tra la nomina di un astronauta e di un amministratore delegato di una multinazionale, tra la foga di dover piazzare amicizie e parenti, pure gente che non conosce, in ogni anfratto dello Stato italiano, ha trovato pure il tempo di organizzare Atreju”.
Contro Schlein e Landini
E poi all’attacco. Degli avversari politici, nominati uno per volta: Elly Schlein, Maurizio Landini e persino Romano Prodi. Ma anche dei nemici senza nome,”quelli delle Ztl”, quasi a ricordare i “gufi” di renziana memoria: “Rispondiamo con i fatti ai tanti uccelli del malaugurio, li abbiamo ascoltati dall’alto di quella spocchia tipica di chi per anni non ha azzeccato nessun pronostico augurarci il male possibile”. Meloni risponde piccata alla segretaria del Pd Elly Schlein per le critiche sulla manovra e la mancanza di fondi per il Servizio sanitario: “La calcolatrice serve a voi. Con questo governo c’è lo stanziamento per la sanità più alto di sempre”. Ma le parole più aspre, la leader, le riserva al segretario della Cgil Maurizio Landini, accusandolo di “incitamento alla rivolta sociale”, imputandogli “toni che non hanno precedenti nella storia sindacale italiano”, tanto che “se li avessimo utilizzati noi sarebbero arrivati i caschi blu dell’Onu”. Per la premier, Landini “gli scioperi non li fa per aiutare i lavoratori ma la sinistra, solo che da parecchio tempo chi aiuta la sinistra non aiuta i lavoratori”. Poi l’invettiva contro l’ex premier del centrosinistra Romano Prodi per aver detto che “l’establishment adora Meloni perché obbedisce”: “Ho aperto una bottiglia di vino migliore e brindato alla mia salute”, replica la premier, il tono di voce sempre più alto a esaltare la platea: “Ogni patriota deve essere fiero di ricevere gli improperi isterici di Romano Prodi, signori siamo dalla parte giusta della storia”. Al fondatore dell’Ulivo, la presidente del Consiglio rinfaccia “la svendita dell’Iri”, “il modo con cui siamo entrati nell’euro” l’accesso della Cina al Wto: Abbiamo imparato da persone come lui che obbedire non fa bene alla nazione, per questo in Europa abbiamo fatto la scelta diametralmente opposta”.
Migranti e riforme
Nessun passo indietro rispetto alle strutture vuote Shengjin e Gjader sulle coste albanesi. “I centri funzioneranno, dovessi passarci ogni notte da qui alla fine del governo italiano”, annuncia la premier. La premier parla della bambina rimasta sola in mare e salvata dopo un naufragio proprio da una di quelle ong avversate dall’esecutivo: “Voglio dirle, a lei e alle vittime dei trafficanti di esseri umani, che combatteremo senza tregua contro questi sistemi criminali”. E annuncia l’intenzione di non arretrare sulle riforme, nemmeno sul disegno di legge Calderoli già demolito dalla Consulta. Anzi il 2025, assicura la leader di FdI sarà “l’anno delle riforme”: “Andremo avanti sul premierato, così temuto dai campioni olimpici dei giochi di palazzo, sull’autonomia differenziata, sulla riforma fiscale e sulla riforma della giustizia”.
I vicepremier
Prima della presidente del Consiglio, gli interventi dei due vice. Il ministro dei Trasporti Matteo Salvini, impegnato a Milano per il congresso lombardo del partito, manda solo un saluto veloce: “Evviva le comunità militanti”, dice alla platea della festa meloniana. Il segretario del Carroccio si spende in parole di miele per la premier Giorgia Meloni: “È un onore lavorare con lei, quando al lavoro si aggiunge la vicinanza politica, l’affetto e l’amicizia non ce n’è per nessuno: andiamo avanti fino al 2027, prenotandoci – salute permettendo – fino al 2032”. Dopo di lui, il ministro degli Esteri Antonio Tajani parla delle differenze nella maggioranza, all’insegna della correttezza di chi si dice sempre tutto “in faccia, senza pugnalare mai nessuno alle spalle e senza fare danni generali alla coalizione” perché “lealtà significa battersi per battaglie comuni, fare un passo avanti quando serve e indietro quando serve perché c’è un interesse superiore a quello del partito, quello dell’italiano che deve essere tutelato alla stessa maniera dalla Valle d’Aosta a Pantelleria”.
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