Basilicata

Atreju, Calabria protagonista nel discorso della Meloni

Alla chiusura della Festa di Atreju a Roma, Giorgia Meloni cita filosofi e icone pop italiane. Tra battute su Cetto La Qualunque e le “promesse elettorali in Calabria”, la premier parla di politica, ironia e identità.


Ironia, filosofia e pop culture si mescolano nel lungo intervento della premier Giorgia Meloni alla chiusura della Festa di Atreju, a Castel Sant’Angelo. Dal palco, la leader di Fratelli d’Italia omaggia la sua comunità citando il Blaise Pascal del “cuore ha ragioni che la ragione non conosce”, fino ad arrivare a un inconsueto abbraccio simbolico tra Karl Marx e Friedrich Nietzsche: “Questo è il luogo dove Nietzsche e Marx si davano la mano, direbbe Antonello Venditti”, afferma la premier, richiamando le parole del cantautore romano.

Un passaggio che — tra filosofia e cultura pop — si lega al messaggio politico dell’evento: Atreju come spazio di confronto, dove identità diverse si rispettano pur sfidandosi sui contenuti.

ATREJU, DA MORETTI A CETTO LA QUALUNQUE, TRA SATIRA E POLITICA

Nel suo discorso, Meloni non risparmia ironie verso la leader del Pd Elly Schlein, accusata di aver “snobbato” la kermesse. La paragona a un personaggio di Nanni Moretti, citando il celebre dilemma di Ecce Bombo: “Mi si nota di più se vengo o se non vengo?”.

LE PROMESSE ELETTORALI IN CALABRIA

Il tono si fa ancora più tagliente quando la premier evoca il personaggio di Cetto La Qualunque, l’imprenditore calabrese creato da Antonio Albanese. «Si sono giocati ogni carta possibile – commenta – dal riconoscimento dello Stato di Palestina se avessero vinto nelle Marche, fino all’esenzione del bollo auto se avessero vinto in Calabria: roba che Cetto La Qualunque, in confronto, era Ottone di Bismarck».

Un passaggio che non è sfuggito al pubblico calabrese: la premier trasforma l’icona grottesca della commedia italiana in simbolo di una politica che, a suo dire, promette tutto senza misura.

MELONI, TRA IRONIA E SARCASMO

La premier conclude con un’altra immagine natalizia, quella della “carta della Pagoda” del Mercante in Fiera, a cui associa ironicamente la “sfortuna della sinistra”. Un discorso in cui la comunicazione politica si fonde con riferimenti condivisi, che spaziano dal pensiero filosofico al linguaggio popolare.

In un intreccio di citazioni e sarcasmo, Meloni costruisce così un racconto che attraversa secoli e culture — da Pascal a Venditti, fino a Cetto La Qualunque — con un accenno pungente proprio alla Calabria, ancora una volta al centro della narrazione politica nazionale.


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