Atmosfere letterarie, la Muggia surreale di ‘Velluto e piume’ conclude gli incontri alla Kleine Berlin
08.08.2025 – 12.15 – Si è conclusa questa settimana, mercoledì 6 agosto, la terza Rassegna di Atmosfere Letterarie alla Kleine Berlin di Trieste: era il quinto e ultimo appuntamento, dedicato al romanzo ‘Velluto e piume‘ (Scatole parlanti, 2025) della scrittrice Rossella Ghigliotti.
Dopo una breve introduzione dell’anfitrione, ovvero il Club Alpinistico Triestino (CAT) personificato da Lucio Sergio Dolce, e un riepilogo dell’iniziativa ad opera della consigliera Anastasia Doglia della IV Circoscrizione, il romanzo è stato presentato dalla moderatrice Luciana Amato e dall’attrice, allieva della famosa Sara Alzetta, Michela Cembran.
Un romanzo, da una prospettiva esterna, difficile da inquadrare quello di ‘Velluto e piume’: il titolo rimanda alla carezzevole sensazione dell’artificiale (il velluto) e del naturale (le piume) entrambi accomunati dall’avvolgere in un bozzolo protettivo un essere animato. Eppure, dal vivace dialogo tutto femminile a tre voci tra Amato, Ghigliotti e Cembran, è emerso un romanzo molto crudo, ambientato nei decenni del secondo dopoguerra, tra il 1960-80. Romanzo corale? Appare tale per la polifonia di voci narranti, ma per la natura della vicenda – dall’impronta fortemente introspettiva – l’aggettivo ‘famigliare’ sembra maggiormente corretto. Le due protagoniste sono infatti la madre Caterina e la figlia Ana, il cui legame avvolge e ingarbuglia l’intero romanzo, raccontando a ritroso una storia ‘fragile’ tanto nella struttura quanto nei personaggi. Lo stile narrante alterna passaggi tradizionali, specie sulla vita quotidiana della famiglia, a paragrafi un po’ più sperimentali, quasi surrealisti e ad intermissioni di piccoli flussi di coscienza joyciani. L’elemento surreale viene conferito dalla presenza degli animali, in particolar modo da un gabbiano reminiscente del Jonathan Livingston Seagull di Richard Bach.
Sullo sfondo ‘Velluto e piume’ sfrutta la dicotomia Muggia-Trieste: la cittadina veneta, labirinto di calli e piazzette, e la grande metropoli asburgica; il paesino dei ristorantini di pesce e la capitale dei caffè ottocenteschi; e così via. Appartenendo però le voci narranti all’enclave muggesana, questa rimane predominante: cornice di pietra e cielo azzurro dove si agitano le vicende di Ana e Caterina.