Calabria

Atef Abu Saif a Lamezia: ho vissuto sempre con la guerra, voglio scrivere della vita

A vederlo, si farebbe fatica anche solo a immaginare le violenze vissute sulla sua pelle. Già, perché Atef Abu Saif, scrittore ed ex ministro della cultura palestinese, mantiene un affabile sorriso sul volto, mentre con una calda voce cattura il nutrito pubblico accorso a Lamezia Terme per ascoltarlo. L’occasione è stata la presentazione del suo libro, «Diario di un genocidio. 60 giorni sotto le bombe a Gaza» (Fuori Scena), toccante racconto che dà voce alla gente comune, alle centinaia di migliaia di Gazawi martoriati fin dai primissimi due mesi dell’offensiva israeliana seguita al massacro di Hamas del 7 ottobre.

Cinquantaduenne, originario del campo profughi di Jabalia, nella Striscia, Atef Abu Saif è già un prolifico autore, con all’attivo dieci romanzi tra i quali «Vita appesa» (finalista del Premio Internazionale per la Letteratura Arabia 2015 e tradotto di recente in Italia per Polidoro). Un rispetto reverenziale per la memoria, quello che traspare dal suo racconto, «perché tutte le persone sopravvissute dopo la Nakba hanno l’abilità di raccontare le memorie del passato. Sono cresciuto immerso in queste storie, mia nonna aveva 50 anni quando fu obbligata a lasciare la sua città e io scrivevo tutto ciò che mi raccontava. Sognavo di scrivere sulle sue fatiche, delle sue pene, ma non sono ancora riuscito a farlo. Ho paura. La sua vita è qualcosa di sacro. Vivere a Gaza – aggiunge – significa vivere con la guerra. Quando mi si chiede come si vive in guerra io non so rispondere perché non ho mai vissuto senza. Così mio figlio, 17 anni, ha già vissuto 5 guerre, non conosce una vita senza. Perciò quando io scrivo non voglio scrivere della guerra, ma della vita».

L’incontro, al Chiostro Caffè Letterario di Lamezia Terme, è nato da un’idea di Giovanni Orlando Muraca, docente lametino che, come «CantinArtaud» si occupa di arti e culture contemporanee, e con il sostegno di una folta rete di associazioni, enti, attivisti (più di cinquanta) da tutta la Calabria. In compagnia di Atef Abu Saif, che dal 2019 al 2024 è stato ministro e portavoce del partito Fatah, il giornalista Claudio Dionesalvi e Ivana Bevacqua dell’Anpi di Catanzaro, entrambi – con molte voci dal pubblico – a stimolare un dibattito che dalla letteratura si è poi spostato sull’attualità politica internazionale. «La guerra non è finita – ribadisce Saif – Trump ha messo insieme i potenti della terra per farsi applaudire, ma si vive ancora nelle tende, invece di ucciderne cento al giorno ne uccidono dieci, forse, e quindi non se ne parla più. Israele è presente nell’85% del territorio di Gaza, e nella parte rimanente non c’è acqua, nessuno ha i soldi per comprare il cibo, il cibo è comunque marcio. C’è da essere fortunati anche solo ad avere una tenda».
Ben 282 le violazioni del cessate il fuoco dal 10 ottobre 2025 a oggi, come ha ricordato Dionesalvi prima di spostare il dibattito sul tema delle proteste e iniziative – a partire dalla Global Sumud Flotilla – internazionali. «I palestinesi pensano sia uno scherzo che un paese come l’Italia non riconosca ancora la Palestina – sorride Saif – perché ha sempre avuto ottimi rapporti con noi. Sulle armi, è incomprensibile come si possano fare soldi uccidendo la gente…». Una testimonianza preziosa, che sa di malinconia ma intrisa di tanta dignità, e con un messaggio chiaro per Saif: «Israele può anche occupare il nostro paese, ma non può occupare la nostra mente».


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