Assegno di inclusione, carta bloccata senza motivo: disabile diffida Postepay
La carta dell’assegno di inclusione non funziona più e un perugino disabile e inabile al lavoro non può usufruire dei soldi che l’Inps ha versato nella carta magnetica.
L’Adi, che ha sostituito il reddito di cittadinanza, è una misura a sostegno delle persone bisognose, povere o invalide. È nominale e può essere usata per fare acquisti di generi di prima necessità. Se viene utilizzate per acquistare, ad esempio, alcol o tabacco, legge il codice Ateco e blocca il pagamento. Alcuni titolari di assegno di inclusione, però, hanno notato che ultimamente la carta si blocca e non permette di utilizzare il denaro depositato nella ricaricabile.
Scorrendo i vari gruppi social dei detentori, si legge che è successo a molti e non è riferito né ad acquisti non consentiti né al mancato invio della documentazione fiscale (visto che ancora è periodo di presentazione della dichiarazione sostitutiva).
Un perugino, difeso dall’avvocato Francesco Maiorca, è andato a fare spese, senza comperare prodotti non consentiti, ha pagato e poi si è trovato con la carta bloccata, impossibilitato a pagare o a ritirare denaro. All’interno ci sono quasi 700 euro che gli servono per vivere, non potendo lavorare a causa dell’inabilità. L’Inps, interpellata, ha risposto di aver pagato il corrispettivo mensile e che deve sentire Postepay sul perché del blocco. Comunque i soldi della carta non sono stati rimandati all’Inps, quindi sono in possesso di Postepay.
Dopo innumerevoli tentativi telefonici e via pec, l’uomo si è rivolto all’avvocato e ha inviato una diffida sulla carta “bloccata arbitrariamente, senza avviso alcuno e immotivatamente”. Nella pec si ripercorre la vicenda e di come “Inps asserisce che il problema sia collegato a Poste Pay”. Per questo viene ricordato che “il vostro comportamento potrebbe integrare il reato di appropriazione indebita e, essendo la prestazione collegata e discendente da una provvidenza pubblica dell’Inps, di omissione di atti d’ufficio o di rifiuto di atti d’ufficio”.
Secondo l’uomo e l’avvocato “non essendovi alcun motivo per il blocco, qualora simulaste problemi inesistenti, potrebbero ricorrere gli artifizi e raggiri, integrando così il reato di truffa”.
L’invito e la diffida, quindi, sono “a rendere immediatamente fruibile la somma già erogata da Inps a favore del mio assistito, beneficiario di Adi e gravemente invalido, senza mezzi per la propria sussistenza”.
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