Lazio

Asse Pd-Anm contro le vittime della giustizia. Tortora furiosa: “Fate pietà”


L’asse Pd-Anm contro le vittime della giustizia. E lo sfregio a Enzo Tortora, prima per bocca del capo dell’Associazione nazionale magistrati, Giuseppe Santalucia, che ha bocciato la proposta di istituire la giornata delle vittime degli errori giudiziari il 17 giugno, giorno dell’arresto Tortora, adducendo il pretesto del pericolo di un sentimento di sfiducia degli italiani nei confronti dei giudici. Come se far finta che fin troppi innocenti non siano stati sbattuti in carcere basti a sanare la frattura che le toghe rosse hanno ormai segnato nell’opinione pubblica, con la loro opposizione politica a un governo democraticamente eletto che non intende arretrare sulla riforma della giustizia. Un’occasione mancata per chiedere scusa senza dover pronunciare parole, in un Paese dove i giudici che sbagliano non pagano mai. Anzi, sono difesi a spada tratta dalla sinistra, in una corrispondenza di amorosi sensi che non contempla il senso del pudore, neppure se quella difesa rappresenta un ulteriore sfregio per le vittime.

 

 

Al punto che la giornalista Gaia Tortora, figlia del simbolo italiano della malagiustizia, si è scagliata contro il Pd, che insieme ad Alleanza Verdi e Sinistra si è astenuto nel voto in Commissione alla Camera per l’istituzione della Giornata delle vittime degli errori giudiziari, bocciata in maniera del tutto plateale dal Movimento 5 Stelle. «Fate pietà, davvero», ha scritto in un post su X rivolgendosi al Partito democratico. Durante il dibattito, infatti, il deputato Pd Federico Gianassi aveva espresso perplessità sul fatto che non si faccia esplicitamente riferimento al «caso emblematico» di Enzo Tortora nella proposta. Per i dem andava spiegato bene cosa fosse un errore giudiziario «per comprenderne i contenuti ed evitare il rischio che rimanga un concetto tanto evocativo quanto meramente simbolico», si legge nello stenografico della seduta di Commissione. Secondo il Pd, tecnicamente, l’errore giudiziario è quello che viene riconosciuto a seguito di una revisione di un processo, finito con la condanna definitiva, mentre il caso dell’ex presentatore di Portobello non sarebbe ascrivibile a questa ipotesi, essendo stato il giornalista condannato in primo grado e poi assolto in appello.

 

 

Insomma, per i paladini della Costituzione un tanto al chilo, quelli che urlano al pericolo fascismo e ignorano totalmente l’articolo 27 che sancisce la presunzione d’innocenza fino a sentenza definitiva, l’aver mandato in galera e distrutto la vita di Tortora non sarebbe un errore giudiziario, ma normale amministrazione. Nell’ultima riga del documento condiviso da Gaia Tortora, poi, ecco la battaglia per le toghe rosse. Per il Pd l’iniziativa di istituire la giornata delle vittime della malagiustizia si inserirebbe in un quadro generale più ampio, «di discredito della magistratura da parte del centrodestra». Eppure il discredito è nei numeri: in media mille innocenti finiscono ingiustamente in carcere ogni anno, quasi tre al giorno, e oltre 26mila negli ultimi 25 anni. Una vergogna che lo Stato paga a caro prezzo: per i risarcimenti l’Italia, non certo i giudici, ha già sborsato più di 740 milioni di euro.

 


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