Piemonte

Aspiranti rettori UniTo, docenti e professori dettano tempi e necessità post-Genua

Un dipartimento «modello», «pioniere» su internazionalizzazione e didattica innovativa ma che lamenta «ostacoli» nel suo ruolo da aprifila e tra i peggiori per rapporto studenti/docenti (81 a 1), con una sede molto suggestiva, quella dei Poveri Vecchi in corso Unione Sovietica, ma che soffre di mancanza di mense e spazi. Per il secondo appuntamento con gli aspiranti rettori dell’Università di Torino, quindi Raffaele Caterina, Cristina Prandi e Laura Scomparin, in scena al dipartimento di Management, sono stati proprio docenti e personale, circa un centinaio presenti o da remoto, a dettare temi e necessità del post-Geuna. E anche timori, come la trasformazione in corso di SAA – School of Management, da società consortile a fondazione dell’Università di Torino. Non ci sono date ufficiali ma si dovrebbe votare a fine maggio.

Ha aperto le danze del secondo incontro Raffaele Caterina, già direttore del dipartimento di Giurisprudenza, affiancato dall’aspirante prorettrice Paola Sacchi. Il fil rouge del suo programma si conferma la discontinuità con Geuna, già nell’elencare la sua visione in tre parole: collegialità «troppo spesso mortificata negli ultimi anni», progettazione strategica «mancata con il bilancio», e trasparenza puntando il dito contro «linee strategiche diventate fattore di inquinamento politico. Si è sentito troppo spesso di professori X andati a negoziare con il rettore». Tra le priorità cita la redistribuzione delle risorse «con elementi premiali per spingere i dipartimenti a crescere», oltre a una sede formale per far parlare dipartimenti e personale tecnico amministrativo. Sulla didattica è intervenuta Paola Sacchi, aspirante rettrice al fianco di Caterina ha immaginato «la creazione di centri di simulazione o spazi virtuali».

Cristina Prandi, già vicerettrice con Geuna, l’unica ad affidarsi a una presentazione per raccontarsi, tra le varie slides ha anticipato il programma in fase di definizione «che ha coinvolto 700 persone». Punta subito l’attenzione sulla necessità di una governance forte, «un’assunzione di responsabilità di decisione politica», anche guardando come si comportano gli altri atenei. Sottolinea l’importanza di potenziare l’internazionalizzazione, anche a livello organizzativo, «abbiamo una collega dipendente a Bruxelles ma non abbastanza forze per noi per ricevere i suoi input». Al suo fianco Gianluca Cuniberti, come aspirante prorettore, che invoca il «coraggio di una rettrice» perché «servono le scelte di governo per eliminare l’ansia di appiattimento che caratterizza il nostro ateneo». Anche lui parla di nuovi criteri per le risorse «se continua l’attenzione degli studenti per questo polo, c’è bisogno di risorse e servizi».

A chiudere Laura Scomparin, presidente del corso di laurea in inglese di giurisprudenza, accompagnata dall’aspirante prorettore Luca Brazzi. Lei ha scelto di affidarsi ai numeri. In primis il rapporto tra studenti, 10mila «con 180 docenti. Numeri così squilibrati sono un’emergenza per una rettrice». Ha risposto ai temi posti immaginando soluzioni concrete come «valorizzazioni» per chi insegna in lingua inglese e partnership pubblico-privato per aprire una mensa nella struttura. Sulla trasformazione di Saa ha sottolineato la possibilità «di valorizzarla moltissimo. È un marchio pazzescoa. Immagino uno spazio e visibilità per Saa nei nuovi progetti edilizi, dalla Cavallerizza a Grugliasco, così da sgravare il peso per le strutture didattiche».


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