Cultura

Asilo politico: Viaggio di migrante: un poemetto rock :: Le Recensioni di OndaRock

I Duocane (i baresi basso-batteria Stefano Capozzo e Giovanni Solazzo, già Turangalila) confermano il loro notevole status di qualità artistica con l’Ep “Asilo politico”, un pezzo unico di 18 minuti per la prima volta solo strumentale. Inizia con un’elettroacustica di campanello, passi e droni cupi, che peraltro anziché dissolversi accompagna e irraggia un tema strimpellato dal basso (un po’ alla Mussorgskij e un po’ “Paint It Black“) fino a sostanziarsi in ode mormorata.

Quindi vengono un crescendo d’espansione, in cui la batteria granitica accende un secondo tema fosco d’estrazione post-rock mentre l’elettronica espande una nebbia spaziale, e di dissoluzione alla “Interstellar Overdrive“, un bordone di dissonanze però anche compattato in stile Neu! a forza d’accensioni e impennate. Il finale non esplosivo va anzi di ricomponimento: 4 minuti d’invocazioni folk e cori angelici in un sostrato allucinatorio con cui si chiude (e si trasfigura) il cerchio.

Immaginaria colonna sonora per il viaggio di un migrante amico di Solazzo (nella vita anche operatore sociale), l’afghano Jalal, dalla madrepatria alla Mitteleuropa. Non difficile, infatti, intuirne la componente narrativo-descrittiva, ma ancor più la consapevolezza, la presa di coscienza delle invalicabili difficoltà dell’espatrio in 7 mo(vi)menti. Sapiente prova d’abilità tecnica strumentale (arduo rendere coi suoni il senso di tormentosa rassegnazione) ma rilevano anche stile e registro: ricalibrata la componente goliardica di Ep e album precedenti – specie “Ramen” (2024) – avanza un appropriato fare colto e serio mediato dagli stilemi del poema rock a tecnica mista. Nuovo tassello dell’impegno del rock alternativo italiano con “Malalingua” (2025) di Benvenuti.

24/08/2025




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