Artigiano in Fiera: il “vivere bene” tra bio, free-from e prodotti di montagna

In un momento storico in cui i consumatori chiedono autenticità, qualità e sostenibilità, Artigiano in Fiera si prepara a raccontare il nuovo volto del “vivere bene”. La manifestazione, osservatorio privilegiato delle trasformazioni in atto nel mondo del biologico e dell’artigianato etico, torna a Milano dal 6 al 14 dicembre con un’edizione che mette al centro salute, gusto e responsabilità ambientale. Anche quest’anno ampio spazio ai prodotti biologici, vegani, di montagna e free-from, un settore in costante crescita. Il concetto di benessere non si misura più solo dalla qualità del prodotto, ma dalla coerenza complessiva della filiera: tracciabilità, packaging rigenerativo e storie autentiche sono ormai elementi decisivi nelle scelte di acquisto. Il comparto biologico interpreta meglio di tutti questa evoluzione culturale: nel 2024 il valore delle vendite bio in Italia ha superato i 6,4 miliardi di euro, con una crescita del 5,7% sull’anno precedente.
In questo contesto, Artigiano in Fiera si afferma come vetrina globale dell’artigianalità. “Da sempre Artigiano in Fiera dà voce ai piccoli produttori che operano nel segno della sostenibilità: imprese radicate nei territori, custodi di tradizioni locali e rispettose dei cicli naturali – commenta Antonio Intiglietta, presidente di Ge.Fi. Spa. – Un impegno premiato da un pubblico sempre più consapevole, attento alla sana alimentazione, ai materiali naturali e a un benessere inteso come equilibrio armonico tra individuo e ambiente”. L’edizione 2025 traduce questo approccio in numeri significativi. I nove padiglioni dedicati al vivere bene ospitano 502 imprese: 329 italiane, 51 europee e 122 provenienti dal resto del mondo, molte delle quali certificate. Il comparto biologico è rappresentato da 190 aziende, con 98 debutti, e include realtà italiane, europee e internazionali. Il settore free-from, vegano e di montagna coinvolge invece 312 imprese, tra cui 80 nuovi espositori, con una forte presenza italiana affiancata da operatori europei ed extraeuropei.
Numerose sono le storie d’impresa che testimoniano la vitalità del comparto bio. Nelle montagne cuneesi, Euphytos trasforma piante officinali in integratori naturali secondo una rinnovata tradizione erboristica alpina. In Emilia-Romagna, Biomundus crea un ponte tra Mediterraneo e Ande attraverso spezie e superfood biologici, mentre in Toscana Terre di Giorgio coltiva olivi e vigneti con metodo biologico. Dai campi lucani di Santa Candida nasce il grano antico Khorasan, lavorato nel rispetto dei cicli naturali per diventare farine e pasta bio trafilata al bronzo. Il viaggio nel mondo free-from e vegano parte dal Veneto, dove Borsato trasforma verdure fresche in conserve tracciabili e pronte all’uso, mentre Atelier Nativa crea saponi solidi, sieri e creme privi di glutine, siliconi e parabeni, unendo scienza e cosmetica sostenibile. Infine, il capitolo dedicato ai prodotti di montagna racconta il legame tra altitudine, lentezza e qualità. Nelle Dolomiti venete Alpseep trasforma legno e fibre naturali in oggetti per il riposo; sull’Appennino reggiano il laboratorio Nonna Nene produce pasta di legumi naturalmente proteica e senza glutine, mentre nell’Appennino modenese Michela Manfredini coltiva zafferano e cura api e miele in un ambiente incontaminato. A Montechiarugolo, tra i pascoli emiliani, Bio Botticello realizza un Parmigiano Reggiano biologico ottenuto senza impiego di antibiotici.
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