Arrangiamento e storytelling: il percorso creativo di un brano strumentale
Benvenuti in questo quinto appuntamento! In questo episodio della rubrica, di cui sono co-autrice insieme ad Andrea Colasante, andremo ad approfondire l’arrangiamento del nostro brano “Introspective Journey“.
Se lo avete perso vi invito a leggere l’articolo precedente su come nasce un brano strumentale di questo tipo.
Dopo aver stabilito la struttura (A B C A2 B2) abbiamo iniziato la fase di produzione vera e propria, che comprende l’arrangiamento orchestrale e la scelta definitiva dei suoni di sintetizzatori, chitarre elettriche, effetti, percussioni etc…
Il processo che abbiamo seguito per la realizzazione del brano si è basato su 4 fasi principali. In questo articolo vi parleremo delle prime due, stesura della bozza (demo stage) e l’arrangiamento finale del brano che comprende in questo caso anche l’orchestrazione.
Demo Stage
Nella fase di Demo Stage (la versione preliminare del brano con suoni provvisori) capita spesso di scegliere dei suoni dei vari strumenti che andremo a cambiare successivamente, questo è importante per non bloccare la fase creativa della scrittura, come spesso accade quando si spende troppo tempo sulla creazione dei suoni (Sound Design) durante un momento di ispirazione.
In questa prima versione del brano avevamo già preso alcune decisioni riguardo ai suoni dell’arrangiamento che volevamo utilizzare, come ad esempio l’inserimento dell’orchestra con un sound moderno (Hans Zimmer, Ludwig Göransson, Thomas Bergersen).
Ciò ha influenzato anche la successiva scelta di effetti, sintetizzatori e chitarre elettriche, come vedremo più nel dettaglio nella fase di produzione.
Arrangiamento
Arrivati a questo punto, avevamo l’idea completa del brano con struttura definitiva, melodia e armonia definitiva e una bozza dei suoni principali.
La prima scelta di arrangiamento è stata quella di capire dove inserire l’orchestra ma soprattutto dove inserire le pause, per creare dinamica e seguire lo scopo della narrazione.
Il brano dunque si apre con chitarra acustica, pianoforte, seguiti successivamente dall’entrata di un synth arpeggiato che ci riporta immediatamente verso una sensazione di crescendo musicale. L’orchestra entra con primi e secondi violini che suonano armonici nel registro acuto creando texture.
Per seguire il crescendo, a partire dall’ultimo giro di accordi della sezione A, gli archi cambiano ruolo, spostandosi di registro e facendo entrare viole e violoncelli. In questa sezione gli archi doppiano la melodia principale armonizzandola nel registro acuto.
Il cambio di registro e l’inserimento graduale dei vari strumenti è una tecnica molto utilizzata per creare novità all’interno della composizione enfatizzando i cambiamenti di dinamica.
Nella sezione B in cui il tema è suonato dalle chitarre elettriche che si armonizzano, gli archi qui passano ad un ruolo secondario (tappeto sonoro) suonando note lunghe e distese lasciando spazio alle chitarre di suonare la melodia. La dinamica non è al suo massimo per scelta narrativa, immaginando il personaggio non abbia ancora trovato la consapevolezza interiore che arriverà successivamente nel finale.
Nella sezione C l’orchestra cambia nuovamente ruolo. L’atmosfera creata dall’armonia e dai cambi di accordi si fa più tesa, riflessiva e imprevedibile.
Per questo motivo abbiamo concentrato l’orchestra sulla creazione di colori, tramite l’utilizzo di Layer (tecnica compositiva per cui si raddoppiano alcune voci con più strumenti per ottenere sonorità diverse), come la celesta che raddoppia la melodia.
Nei momenti più tesi, l’armonia è rinforzata dagli archi in tremolo che creano più suspense.
La parte finale della C è caratterizzata da una parte ambient, con le chitarre che si alternano citando parte del tema musicale della B.

L’arrangiamento si fa più ricco a partire dalla A2, dove l’orchestra entra con la sua interezza; gli archi hanno un ruolo ritmico, suonando in staccato, gli ottoni nel registro basso rinforzano l’armonia e i corni francesi assumono un ruolo melodico.
Come regola generale, è importante suddividere l’orchestra per ruoli, in cui le diverse sezioni possono scambiarsi parti ritmiche, melodiche, armoniche e coloristiche.
In questa sezione abbiamo il crescendo finale che ci accompagna alla B2. Il brano raggiunge il suo picco di dinamica, sempre con le chitarre protagoniste del tema melodico e l’orchestra con un ruolo di accompagnamento.
Qui è importante fare attenzione al mascheramento (fenomeno per cui l’arrangiamento degli strumenti rischiano di rendere meno udibile la melodia, enfatizzando frequenze troppo vicine allo strumento principale). Per evitare questo fenomeno è necessario prestare attenzione alla scrittura delle parti, alla dinamica con cui vengono eseguite.
Il brano si conclude con un finale etereo, con chitarre elettriche molto riverberate che utilizzano la tecnica dello “Swell”, creando così un’atmosfera evocativa. L’orchestra si svuota, lasciando solo gli archi che accompagnano l’armonia.
Il racconto dunque si chiude con l’idea del personaggio che ha concluso il suo viaggio introspettivo, raggiungendo la pace interiore.
Per questo appuntamento è tutto, nel prossimo articolo andremo ad approfondire le altre due fasi che comprendono le tecniche di produzione utilizzate per enfatizzare atmosfere ed emozioni specifiche e darvi qualche spunto per la creazione dei vostri brani!