“Arrabbiato e depresso”. Così cala il sipario sulla Casa Bianca di Biden
Che fine ha fatto Joe Biden? Il presidente uscente degli Stati Uniti, scrive il New York Times, ha messo in guardia per tutta la campagna elettorale contro il pericolo per la democrazia rappresentato dal ritorno a Washington di Donald Trump ma dopo l’annuncio della vittoria del repubblicano all’alba del 6 novembre è sparito dal dibattito nazionale attirando critiche sia tra i suoi detrattori che tra i suoi sostenitori.
“L’anatra zoppa criticato per le sue dimissioni silenziose”, hanno titolato la scorsa settimana i conservatori di Fox News descrivendo il ruolo defilato che l’attuale commander in chief ha avuto in occasione delle trattative al Congresso volte a scongiurare lo shutdown del governo federale. “Nessuno chiede il suo coinvolgimento”, afferma a The Hill uno stratega democratico secondo cui gli esponenti del partito dell’asinello vogliono solo che i Biden lascino la città in modo da voltare pagina. La portavoce del vecchio Joe ha provato a ribattere precisando che il presidente non è intervenuto sui negoziati a Capitol Hill perché riteneva che la questione fosse tutta interna al Gop. Più in generale le ha fatto eco il capo di gabinetto Jeffrey D. Zients che ha ricordato l’impegno del suo capo su diversi dossier, incluso quello legato ad un possibile accordo sul cessate il fuoco nella Striscia di Gaza.
Sono però settimane che Biden si è eclissato evitando il confronto con i giornalisti al punto che il Financial Times ha certificato che il centro del potere politico americano si è spostato 1000 miglia più a sud del Distretto di Columbia, più precisamente a Mar-a-Lago, la Casa Bianca d’inverno del tycoon. Ancora più diretto il Wall Street Journal che ha aperto un altro fronte pubblicando un’inchiesta sul declino fisico dell’attuale inquilino della Casa Bianca coperto negli ultimi quattro anni, stando alle testimonianze raccolte, dai suoi collaboratori più stretti.
L’immagine di grande fragilità dell’ottantaduenne Joe da Scranton è stata confermata da un’analisi fatta dal New York Times, il quale non ha mancato di evidenziare le difficoltà fisiche del presidente notate nelle sue recenti visite in Angola e in Brasile. “Ogni giorno che passa sembra più vecchio e più lento”, ha scritto il quotidiano della Grande Mela che ha sottolineato poi come Biden consideri la vittoria di Trump una sconfitta bruciante e un ripudio dei risultati ottenuti dalla sua amministrazione.
Ted Kaufman, amico di lunga data del presidente afferma che sebbene sia “dura”, il vecchio Joe “ha attraversato situazioni più difficili di questa. Ha una lunga lista di cose che vuole fare ed è concentrato a relizzarle“. Il riferimento è alla tragedia che colpì l’allora giovane senatore il 18 dicembre 1972 quando morirono in un incidente stradale la sua prima moglie e sua figlia. Proprio in occasione della triste ricorrenza e durante il periodo natalizio Biden “può diventare un po’ depresso“.
C’è chi pensa che “scomparendo” dai radar Potus stia agendo nel rispetto del ruolo più tradizionalista richiesto dalla sua carica durante la transizione. Potrebbe però esserci dell’altro. Il presidente in questo periodo sarebbe infatti lunatico e arrabbiato con i membri democratici del Congresso che hanno criticato la sua decisione di concedere la grazia al figlio Hunter.
Una rabbia che in realtà starebbe montando sin da quando i big dem lo hanno costretto a rinunciare alla corsa alla Casa Bianca dopo il disastroso dibattito televisivo di fine giugno. E forse ancora più indietro nel tempo quando Barack Obama nel 2016 appoggiò la candidatura di Hillary Clinton sbarrando la strada al suo vicepresidente.
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