Liguria

Armi in porto, scoperta stiva piena di esplosivi e blindati: Calp lancia nuovo presidio


Genova. Continua la battaglia dei portuali genovesi contro le armi in porto. Dopo la manifestazione di questa mattina, infatti, emergono nuovi dettagli sulla presenza di armamenti nelle stive delle navi attraccate a Genova.”Così davvero non ci siamo. Siamo appena usciti da un incontro che, a nostro avviso, è stato utile e chiaro. Proprio mentre discutevamo con le autorità, con fiducia e determinazione, insieme ai nostri compagni e compagne, a bordo della Barhi Yambu — attraccata da poco al terminal GMT e in attesa di caricare, forse, il cannone Oto Melara — i lavoratori saliti a bordo hanno trovato la nave carica come raramente accaduto: sistemi d’arma, esplosivi, munizioni”.

Queste le parole del post pubblicato questo pomeriggio sui social del Calp (Collettivo autonomo lavoratori portuali) in cui vengono pubblicate nuove foto relative alla stiva della Barhi Yambu, la “nave delle armi” in queste ore al centro della polemica per via di un sistema d’arma, un cannone – si è scoperto questa mattina durante l’incontro a Palazzo San Giorgio con l’Autorità di sistema portuale – prodotto dalla Oto Melara della Spezia che dovrà essere montato su una nave Fincantieri nei cantieri di manutenzione di Abu Dhabi, negli Emirati Arabi Uniti.

Negli stessi minuti a bordo della nave alcuni portuali scoprivano nella stiva e sui ponti di carico un nuovo arsenale, probabilmente destinato alla stessa area geografica, vale a dire l’Arabia. “A seguito delle foto e dei video scattati – scrivono sempre i portuali del Calp – gli ufficiali hanno fatto intervenire la Digos, già presente sul posto, per far cancellare i filmati. Ma non sono riusciti completamente nel loro intento“.

Da qui il rilancio per una nuova mobilitazione contro le armi in porto: “Le parole iniziano a non bastare più – aggiungono –  Ci vediamo domani mattina, alle ore 8, in presidio a Ponte Etiopia. Vedremo lì come andrà. Se volevate farci arrabbiare, ci siete riusciti”.

Il blocco dell’imbarco del cannone per Fincantieri

Negli stessi minuti, anche la Filt Cgil diramava un comunicato stampa in cui prendeva una dura posizione relativa al corposo materiale bellico emerso dalla stiva della nave. “Come Filt-Cgil, viste le segnalazioni ricevute riguardanti il carico di materiale bellico presso il terminal GMT, abbiamo svolto in data odierna presso la Prefettura di Genova un incontro dove le autorità competenti hanno dichiarato, in maniera documentata, che il trasporto di questo materiale è stato fatto nel rispetto delle normative vigenti in materia. Nell’incontro abbiamo espresso la nostra preoccupazione e quella dei lavoratori interessati circa il fatto di imbarcare materiale bellico che potrebbe essere trasportato nelle aree del Medio Oriente dove sono presenti guerre ed emergenze umanitarie”.

“Quindi, nonostante che alcune nostre richieste saranno portate all’attenzione del Governo comunichiamo che – aggiungono –
Vista la scarsa trasparenza che vi è stata in tutta la procedura e le carenze di informazioni fornite a sindacato e lavoratori che, anche grazie a questa azione, ci auspichiamo migliorino nel futuro; Vista la situazione incandescente presente nell’area del Medio Oriente e i focolai della guerra che divampano in quelle aree ed in particolare il massacro del popolo palestinese e le barbarie che stanno avvenendo nella striscia di Gaza; La scrivente O.S. dichiara il blocco dell’imbarco sulla nave Bahri Yanbu del materiale bellico interessato“.

 

La denuncia di Usb: “Sulla nave esplosivi imbarcati senza regolare documentazione: chiediamo ispezione immediata”

“Secondo le informazioni in nostro possesso – dice in una nota il sindaco Usb del porto di Genova – questi carichi risulterebbero privi della documentazione necessaria per il transito e lo stazionamento all’interno del porto, in violazione delle normative vigenti e dei protocolli di sicurezza.
Questa situazione è gravissima e non può essere tollerata. La mancanza di trasparenza e di controllo da parte delle autorità competenti espone i lavoratori portuali, la cittadinanza e l’intera città a rischi inaccettabili”.

“Non è la prima volta che il Porto di Genova viene utilizzato come snodo per traffici di armamenti opachi – ricorda José Nivoi – e non possiamo più assistere in silenzio a operazioni che mettono in discussione la legalità e la sicurezza del nostro territorio. USB, insieme al CALP, chiede l’immediato intervento delle istituzioni competenti per verificare la natura del carico, accertare eventuali violazioni della Legge 185/90 e bloccare ogni operazione che non rispetti i requisiti di legge. Rinnoviamo inoltre la richiesta di istituire un Osservatorio permanente sugli armamenti, che garantisca accesso alle informazioni e responsabilità condivisa tra tutte le autorità coinvolte”

 

 




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