Toscana

Arezzo, serve di più. La trasferta di Pontedera per cambiare marcia


In casa, di riffa o di raffa, l’Arezzo è riuscito ad artigliare sei punti che per adesso lo tengono a galla. La squadra ha mantenuto per due volte la porta inviolata ed è sempre un dettaglio che pesa, anche se le prestazioni non sono state convincenti: arrembante solo per un tempo quella contro il Campobasso (che ha giocato tre quarti di gara in inferiorità numerica), confusionaria e farraginosa quella contro il Legnago. In trasferta è andata peggio, come testimoniano i numeri: tra Pesaro Pineto zero punti, un gol solo messo a segno (da Pattarello su rigore) e ben sei al passivo. Sabato a Pontedera, quindi, serve un’inversione di tendenza netta e decisa sul piano del gioco prima che su quello del risultato.

DIFESA DA REGISTRARE – Il dato che più balza agli occhi riguarda la fragilità del reparto arretrato, che ha pagato alcuni errori individuali e una protezione insufficiente da parte del resto della squadra. Del Fabro e Gigli sono finiti sulla graticola perché, a dispetto della fisicità imponente che li caratterizza, non sono riusciti a dominare l’area come ci si sarebbe aspettati. Sia la Vis con Peixoto che il Pineto con Pellegrino hanno trovato il gol grazie a due palloni spediti in rete dall’area piccola, dove i centrali di Troise avrebbero dovuto comandare. Lazzarini da esterno basso ha fatto fatica, cagionando due rigori evitabili. E Coccia sta pagando un avvio di stagione sotto tono. Con Montini Chiosa di nuovo in gruppo dopo i rispettivi problemi fisici, e Righetti reduce da un brillante spezzone con il Legnago, non è da escludere che la formazione possa essere rivista e corretta, anche se l’allenatore, lo ha detto a chiare lettere, confida molto nella crescita graduale dei singoli.

LA QUALITA’ DEL PALLEGGIO – In trasferta l’Arezzo non è riuscito a dare né costanza né efficacia alla manovra, obiettivi che invece aveva auspicato Troise. Il colpo di testa ravvicinato di Guccione a Pesaro, l’incornata di Ogunseye a Pineto (su cross dalla bandierina) sono le uniche due, vere palle gol costruite, a fronte di un possesso superiore a quello degli avversari. E questo nonostante in casa della Vis le prove di Settembrini Renzi, schierati da mezzeali, fossero state apprezzabili almeno per un’ora. Mawuli, impiegato da play davanti alla difesa o, come a Pineto, da mediano di lotta e di governo con il reparto a due, non ha ancora toccato i livelli della passata stagione, quando aveva dimostrato una preziosa abilità nella doppia fase. In questa chiave, i progressi atletici del regista Santoro e dell’incursore Chierico (arrivati a poche ore dalla chiusura del mercato) allargano il ventaglio delle opzioni per Troise, in attesa che l’Arezzo riesca finalmente a mettere palla a terra, innescare gli esterni e alimentare la produzione offensiva senza lasciare scoperta la propria metà campo.

CERCASI FANTASIA – Il capitolo centravanti (zero gol finora) merita un discorso a parte. Ogunseye si è aggregato a fine agosto e il ritmo gara, per uno della sua struttura, si trova solo con il tempo. Gucci ha giocato 62 minuti con il Campobasso, 45 a Pesaro, 34 a Pineto, 27 con il Legnago: due volte è subentrato, due è stato sostituito perché Troise ha tentato di sfondare senza prime punte di ruolo. Poco assistiti entrambi i terminali, pagano una vecchia regola del calcio: quando la squadra fatica, i primi a pagare dazio sono quelli davanti. Semmai è dai trequartisti che ci si attendeva qualcosa di più e di meglio: Guccione si è spento dopo un precampionato ottimo e un esordio incoraggiante con il Campobasso. Lui è la vera luce, l’uomo che spariglia le carte, che alza il livello della circolazione di palla. E se non ingrana, tutt’intorno l’assetto scolora. Pattarello è diverso ma non meno importante e non bastano due penalty trasformati per promuoverlo. Deve incidere, creare superiorità, provocare gialli e rossi, offrire assist. Deve spaccare le partite, cosa che finora non gli è riuscita. Pontedera ci darà un aggiornamento importante sullo status quo.


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