Umbria

Aree interne, governo parla di «spopolamento irreversibile». L’Umbria: «Una resa»


di Daniele Bovi

«Accompagnamento in un percorso di spopolamento irreversibile». Si chiama così l’obiettivo 4 del nuovo Piano strategico nazionale delle aree interne, presentato a inizio giugno dal governo. Un obiettivo finito subito al centro del mirino di molte istituzioni locali, comprese quelle di un’Umbria dove lo spopolamento – in particolare quello delle aree interne – è ormai un fenomeno strutturale.

Il documento Nel Piano si legge che «un numero non trascurabile di aree interne si trova già con struttura demografica compromessa», con popolazione in forte riduzione, significativo squilibrio generazionale e scarse prospettive di sviluppo. Per queste, l’obiettivo 4 è definito: «accompagnamento in un percorso di spopolamento irreversibile»; un titolo che per molti è semplicemente una resa. Le “cure palliative” prevedono la garanzia di servizi minimi essenziali (sanità, scuole, trasporti e così via), digitalizzazione sei servizi (dalla telemedicina all’e-learning) e così via. In pratica non un rilancio ma un sostegno allo stato di fatto.

I dati Guardando i numeri, fra 2014 e 2025 l’Umbria ha perso nel complesso quasi 45mila abitanti, passando da 896mila a 852mila; i Comuni montani e quelli sotto i 3mila abitanti hanno mostrato una perdita demografica significativa: il primo quartile di quelli più piccoli passa da circa 1.700 residenti nel 2009 a circa 1.500 nel 2023. La Valnerina – già in difficoltà per il dopo terremoto – è fra i territori più colpiti insieme all’Orvietano-Ternano e parti della fascia appenninica. Il tutto accompagnato ovviamente da un aumento dell’età media della popolazione e dalla difficoltà di mantenere servizi minimi. 

Meloni L’assessora regionale Simona Meloni ha definito il piano «una resa. Una dichiarazione d’impotenza istituzionale e politica», accusando il governo di voler archiviare intere porzioni del paese senza provare a rilanciarle. Meloni sottolinea che l’Umbria ha scelto una strada diversa: «Rivendichiamo con forza un modello che punta alla rigenerazione, non alla rassegnazione». Secondo l’assessore, non si possono definire le aree interne come «spazi in via di spegnimento», perché sono «centrali nello sviluppo sostenibile, nella tutela ambientale e nella qualità della vita». Per questo ha annunciato l’intenzione di aprire un confronto istituzionale con altre Regioni e con Bruxelles, affinché anche l’Europa riveda criteri e approccio verso questi territori.

Presciutti Dure critiche arrivano anche da Massimiliano Presciutti, vicepresidente nazionale di Ali e presidente della Provincia di Perugia, che parla senza mezzi termini di un governo che vuole «estinguere» le aree interne. «Le aree interne – scrive – rappresentano la spina dorsale del nostro paese, non sono un peso ma un’opportunità per tutti»; il presidente chiede «progetti di ampio respiro» e risorse strutturate per i servizi e la crescita economica e sociale. Per il presidente di Ali Umbria, va aperto anche un fronte sulla rappresentanza parlamentare: «Non è più possibile usare solo il criterio della popolazione. Serve inserire anche l’estensione territoriale, attraverso una riforma costituzionale». Un’iniziativa, ha detto, che Ali è pronta a sostenere con «spirito di servizio e grande determinazione».

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