Scienza e tecnologia

ARC Raiders anteprima completa – Cooperazione, combattimenti e sopravvivenza

Lo avevamo già provato qualche mese fa, incuriositi dal suo stile e dal fascino retrò-sci-fi che ci aveva sorpreso più del previsto. Ma se la prima volta era stato solo un assaggio, oggi possiamo dire di aver compreso davvero che tipo di gioco è ARC Raiders.

Abbiamo trascorso circa tre ore in una sessione cooperativa completa, con una squadra fissa di tre giocatori e chat vocale attiva per tutta la durata. Ed è stato subito chiaro che il titolo di Embark Studios cambia completamente pelle quando lo si gioca come squadra: più teso, più strategico, più imprevedibile.

Cooperazione e dinamiche di squadra

In ARC Raiders la collaborazione non è un’opzione, è una questione di sopravvivenza.

Giocare in squadra con comunicazione costante trasforma radicalmente il ritmo: ci si muove in blocco, si scandagliano gli edifici con criterio, si esplora coordinandosi sulle direzioni e sulle minacce. La chat vocale è di fatto essenziale: serve per segnalare robot ostili, concordare la rotta o semplicemente capire se è il momento di fuggire o di restare a combattere.

C’è anche il classico sistema di ping, utile sia per segnalare direzioni, oggetti o nemici, ma con la voce cambia tutto.

La meccanica del trascinamento dei compagni feriti è uno dei momenti più forti dell’intera esperienza. Quando un alleato va giù, qualcuno può trascinarlo al riparo per rianimarlo — ma c’è un tempo limite e chi lo fa si espone al fuoco nemico. In quei secondi tutto ruota attorno alla squadra: uno copre, uno recupera, uno si sacrifica. È un sistema che amplifica la tensione e al tempo stesso cementa l’intesa tra i giocatori.

Giocato in solitaria, ARC Raiders è un survival atipico; giocato in gruppo, diventa un esercizio di fiducia e coordinamento. Ogni errore di comunicazione si paga caro, ma ogni salvataggio ben riuscito regala una scarica di adrenalina che pochi giochi sanno offrire.

Gameplay e bilanciamento

Le tre ore di prova sono bastate per percepire un netto miglioramento nel bilanciamento e nella varietà dei nemici. Le unità ARC — dai piccoli Rollbots ai massicci Behemoth — si fanno sempre più aggressive e numerose col passare del tempo, e la pressione cresce man mano che si avanza nella mappa.

Il loop di gioco è chiaro e funziona: si atterra, si esplora, si raccoglie ciò che serve e si tenta di sopravvivere fino all’estrazione. Più si resta, più si guadagna, ma anche più alto è il rischio di perdere tutto. Le scelte tattiche si moltiplicano: andare ancora avanti per un bottino migliore o estrarre subito e conservare l’equipaggiamento?

Il nuovo sistema di difficoltà dinamica mantiene vivo l’interesse: più a lungo si resta sul campo, più il mondo reagisce, con nemici che rinforzano le pattuglie e nuovi eventi casuali che complicano ogni tentativo di estrazione. Il risultato è un ritmo sempre teso, un altalena costante tra avidità e sopravvivenza.

Il rischio di perdere tutto

L’idea di base è brutale ma efficace: in ARC Raiders la sconfitta ha un prezzo. Se si muore prima dell’estrazione, si perde tutto ciò che si è raccolto. C’è solo un piccolo slot protetto nell’inventario che consente di salvare un singolo oggetto, e questo spazio non è disponibile quando si scende in campo con l’equipaggiamento base fornito dal gioco.

Questo sistema genera una tensione costante: ogni missione è una scommessa, e ogni minuto in più sul campo è un rischio calcolato. Durante la nostra prova abbiamo perso un intero equipaggiamento di alto livello dopo che una serie di macchine ARC ci ha assalito poco prima dell’estrazione. Un’altra volta siamo quasi caduti in un’imboscata tesa da un cecchino nemico; in un’altra occasione, invece, siamo riusciti a ribaltare la situazione e ad abbattere tre Raiders rivali che ci avevano presi di mira. È un gioco di nervi, ma anche di strategia, dove l’avidità è la tua più grande nemica.

Le mappe e l’atmosfera

L’aspetto visivo resta uno dei punti di forza del titolo. Le ambientazioni, ispirate in parte all’Italia, sono enormi, complesse e piene di vita: strutture industriali, villaggi devastati, città sepolte dalla polvere e panorami mozzafiato che cambiano tonalità a seconda dell’ora del giorno.

C’è sempre qualcosa che cattura l’attenzione — e spesso è qualcosa che può ucciderti.

Gli ARC sono ovunque, e il loro design meccanico-organico li rende imprevedibili e inquietanti.

L’atmosfera è tesa e opprimente, amplificata da un sound design di altissimo livello: i rumori lontani di altri Raiders, gli spari in eco, il crepitio delle macchine. Sentire un combattimento in corso a poche centinaia di metri è spesso peggio che esserci dentro, perché non sai se sarai il prossimo bersaglio.

Progressione e crafting

Il tempo a disposizione non è bastato per approfondire davvero la crescita dei personaggi, ma si intuisce la direzione: nel Raider Den è possibile accedere a terminali per il crafting e alla gestione di gadget e specializzazioni.

Ogni oggetto recuperato sul campo può essere smontato o trasformato, e le specializzazioni — Conditioning, Survival e Mobility — promettono di modificare sensibilmente lo stile di gioco.

L’idea è chiara: far sì che ogni giocatore trovi il proprio ruolo all’interno della squadra, non solo in base all’arma, ma anche alle capacità fisiche e tattiche.

Resta da capire quanto la progressione sarà profonda sul lungo periodo e come verrà bilanciato il rischio-ricompensa legato alla perdita dell’equipaggiamento.

L’esperienza PvPvE

Durante la prova abbiamo incontrato altre squadre di Raiders: scontri brevi, improvvisi e spietati. La sensazione è quella di un titolo autenticamente PvPvE, dove il pericolo non arriva solo dalle macchine ARC ma anche dagli altri giocatori, spesso più pericolosi perché imprevedibili.

A volte la scelta giusta è ingaggiare, altre volte conviene restare nascosti e attendere. In ogni caso, la tensione cresce man mano che ci si avvicina al punto di estrazione, che resta il momento più teso di ogni partita: lì si decide se hai vinto o hai perso tutto.

E non è da escludersi che talvolta si arrivi anche a collaborare, come ci successe durante la prima prova in solitario. L’avidità, come già detto, è una brutta bestia, e talvolta è meglio metterla da parte per gettarsi tutti negli ascensori o nelle botole per l’estrazione.

Un’identità finalmente chiara

Rispetto alla prima prova, ARC Raiders oggi è un gioco più leggibile e più profondo. Il suo ritmo survival e il suo approccio cooperativo si sono chiariti, e la dinamica di rischio permanente gli dona un’identità precisa, che lo distingue dai classici shooter d’estrazione.

Non è un titolo che punta sull’immediatezza: richiede tempo, comunicazione e spirito di squadra, ma ripaga con momenti autentici di adrenalina e soddisfazione. È un gioco che vive della sua tensione, e solo dopo diverse partite si inizia davvero a capirne il valore.

Se la build finale manterrà questa solidità tecnica e riuscirà ad arricchire il sistema di progressione, ARC Raiders potrebbe diventare una delle sorprese dell’anno nel panorama dei co-op survival.

Giocato da soli incuriosisce. Giocato in squadra, diventa tutto un altro gioco — ed è proprio questo il punto.


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