>>>ANSA/Zelensky, ‘venga Putin a Kiev’. L’Ue, ‘tutti nel mirino’ – Altre news
(di Michele Esposito)
“Io non andrò a Mosca, venga
Putin a Kiev”. Volodymyr Zelensky rilancia nel campo del
Cremlino la palla dell’organizzazione di un incontro, quello tra
lo zar e il presidente ucraino, che al momento non si vede
neppure all’orizzonte. La spinta del vertice del 15 agosto in
Alaska tra Donald Trump e Vladimir Putin, se mai c’è stata,
sembra essere rapidamente evaporata. I colloqui di pace sono
tornati in una situazione di pieno stallo e, in questo contesto,
il piano per le garanzie di sicurezza dei Volenterosi appare
come un’anatra zoppa.
Al termine di una settimana di intensi colloqui diplomatici –
Zelensky è stato a Copenaghen per incontrare i Paesi Baltici, a
Parigi dai Volenterosi e infine a Uzhorod assieme al presidente
del Consiglio europeo Antonio Costa e al premier slovacco Robert
Fico – il leader di Kiev si è detto soddisfatto del sostegno
ribadito dalle cancellerie occidentali. Di contro, la faglia tra
Ue e Russia si è ulteriormente allargata. La sensazione è che
solo la ripresa del dialogo tra Trump e Putin possa rimettere in
moto i lavori preparatori per una pace che nessuno, in Europa,
vede a stretto giro. Nel frattempo la guerra non si ferma.
“Dall’inizio di settembre, la Russia
ha lanciato più di 1.300 droni d’attacco, quasi 900 bombe
d’aereo guidate e fino a 50 missili di vario tipo contro
l’Ucraina”, ha reso noto Zelensky che, in un’intervista
all’emittente americana Abc News ha sottolineato: “Io non posso
andare a Mosca quando il mio Paese è sotto attacco, ogni giorno.
Non posso andare nella capitale di questo terrorista. Putin lo
capisce”.
Il presidente ucraino ha quindi rilanciato l’urgenza di
porre in campo più sanzioni, rendendole più pervasive. Il
lavoro, in questo senso, potrebbe portare novità nei prossimi
giorni. Il team della Commissione Ue è atterrato a Washington
per i colloqui con la controparte americana su un maggior
coordinamento sulle sanzioni. L’obiettivo resta quello di
ridurre il più possibile i proventi dell’export energetico per
Mosca, colpendo anche i Paesi terzi che acquistano il petrolio
russo per poi rivenderlo. Al tempo stesso, spetterà ai vertici
Ue – Costa in settimana sarà a Budapest e Bratislava – smussare
l’opposizione di Ungheria e Slovacchia sull’import di energia da
Mosca. “Ci vuole una risposta unitaria alla distruzione, al
disprezzo per gli sforzi diplomatici. Il presidente Trump ha
assolutamente ragione nel dire che sono necessarie restrizioni
efficaci al commercio russo di petrolio e gas”, ha ribadito
Zelensky.
La questione ucraina è finita anche sul tavolo di
Cernobbio, dove il commissario Ue Valdis Dombrovkis, un veterano
dei corridoi di Palazzo Berlaymont, ha messo in chiaro un punto:
“Dobbiamo continuare a fornire tutto il supporto possibile
all’Ucraina, anche garantendo che il suo fabbisogno finanziario
sia coperto nel 2026. Le ambizioni espansionistiche della Russia
si estendono oltre l’Ucraina”. Ed è su questa base che Ursula
von der Leyen e la sua squadra stanno costruendo la roadmap per
la difesa europea da qui al 2030. Il piano sarà presentato al
Summit dei 27 a Copenaghen a inizio ottobre e – ha ammonito
Dombrovskis – “richiederà investimenti massicci e costanti e una
forte cooperazione con i nostri alleati”.
Gli sforzi europei continuano ad essere oggetto delle
provocazioni del Cremlino. Da Vladivostok, la portavoce del
ministero degli Esteri Maria Zakharova ha definito i leader
europei al fianco di Kiev come “i sette nani di Trump, ma
mutanti”. Zakharova ha preso spunto dall’ex ministro degli
Esteri austriaco Karin Kneissl, che aveva paragonato gli europei
all’incontro alla Casa Bianca con Donald Trump ai “sette nani”.
“Ma loro sostenevano Biancaneve, non l’avrebbero mai portata
dalla strega che voleva ucciderla. Quindi sono nani, ma di una
fiaba diversa”; sono state le parole di Zakharova.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA
Source link