>>>ANSA/ Stretta finale Ue-Usa sui dazi, ‘nulla sarà come prima’ – Altre news
(di Valentina Brini)
La platea romana, gremita di big
dell’industria d’Italia e Francia, era tra le più sensibili. Di
fronte a loro, Ursula von der Leyen ha scelto un tono severo.
Non per rompere con Washington, ma per tracciare i contorni
della nuova postura europea: anche qualora si giungesse a
un’intesa sui dazi, ha ammonito, l’Europa “non è ingenua” e
nulla garantisce che il rapporto di fiducia ormai incrinato con
gli alleati transatlantici “possa tornare come quello di una
volta”. Il negoziato con Washington prosegue “senza sosta” alla
ricerca di un’equazione complessa, composta da una tariffa base
del 10%, dazi settoriali “il più bassi possibile” e garanzie di
stabilità per le imprese continentali che la reclamano insieme
ad “aiuti” per far fronte alle ripercussioni che – è
l’avvertimento – “comunque ci saranno”.
La trattativa tra le due sponde dell’Atlantico è entrata
“nella fase più intensa e probabilmente finale”, ha confidato un
alto diplomatico europeo, tradendo l’inquietudine che circola a
Bruxelles per l’imprevedibilità dell’inquilino della Casa Bianca
e la sua capacità di rimescolare le carte anche dopo aver
annunciato una lettera in arrivo per l’Europa che – quarantotto
ore – non è mai arrivata. Un quadro che, nella via indicata da
von der Leyen al settimo forum italo-francese
Confindustria-Medef, non può far altro che spingere l’Europa a
lavorare “duramente” per rafforzare e diversificare i legami
economici. L’80% del commercio europeo – ha rassicurato nei
giorni scorsi anche il capo negoziatore Maros Sefcovic,
impegnato nel confronto con il duo statunitense Lutnick-Greer –
avviene già con partner diversi dagli Stati Uniti. Ma, in attesa
di scrivere “un nuovo capitolo” con Pechino – che, dal canto
suo, è tornata ad attaccare le tariffe “arbitrarie” di
Washington -, chiudere intese con India, Australia, Thailandia e
Emirati Arabi, e cercare la stretta finale sul travagliato
Mercosur, la sfida protezionistica lanciata dal tycoon è
strutturale. Soprattutto, ha ammesso la numero uno di Palazzo
Berlaymont, per un’economia come quella europea che conta su
“esportazioni che valgono quasi un quinto del valore aggiunto”.
Da qui il monito a essere “i miglior partner” di se stessi e
investire sul potenziale dell’Europa, semplificando le regole e
rimuovendo la soffocante burocrazia, dando così seguito a quei
precetti dettati lo scorso anno da Mario Draghi per evitare la
“lenta agonia” del continente. Parole accolte con favore dagli
industriali italiani e francesi che, per bocca dei due
presidenti Emanuele Orsini e Patrick Martin, hanno espresso la
“forte preoccupazione” per uno scenario davanti al quale
“occorrono misure di sostegno immediate per i settori colpiti”.
A partire da automotive, acciaio e alluminio, agroalimentare e
farmaceutica. Poi l’esortazione a “non galleggiare”, ma a
“reagire”, a cui hanno fatto eco anche il ministro Adolfo Urso
ed Emma Marcegaglia.
I governi, stando a quanto è trapelato, sono stati informati
formalmente dall’esecutivo Ue che “un accordo di principio
potrebbe essere a portata di mano già nei prossimi giorni”. E
una nuova occasione di confronto politico è attesa nelle
prossime ore, quando gli ambasciatori dei Ventisette si
riuniranno a Bruxelles in sede Coreper, preludio all’incontro
straordinario dei ministri competenti, convocato per lunedì
nella capitale belga. Tutto dipenderà dalle evoluzioni, con
l’auspicio – ancora vivo nei corridoi comunitari – di chiudere
entro il fine settimana. Ma le differenze tra le capitali
restano, tanto sulle forme dell’intesa quanto sul ventaglio
delle contromisure. Gli occhi sono puntati sulla possibilità di
sospendere, almeno temporaneamente, l’attivazione automatica dei
primi controdazi europei, fissata per il 14 luglio, per non
compromettere il dialogo. “La decisione è nelle mani della
Commissione”, ha confidato una fonte diplomatica, pur
assicurando che, se i negoziati dovessero fallire, l’Europa è
pronta a reagire anche con il secondo pacchetto di misure,
ancora in fase di limatura. Laconico, però, il commento di
Palazzo Berlaymont: “Non è stata ancora presa alcuna decisione
in merito. Affrontiamo la situazione di ora in ora, Se c’è
qualcosa da dire, la diremo”.
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