>ANSA-FOCUS/ Zelensky da Macron, i volenterosi serrano i ranghi – Altre news
(di Mattia Bernardo Bagnoli)
In Arabia Saudita si delineano i
contorni di un primo accordo tra Russia e Ucraina per fermare la
guerra (tutto da verificare) e, sempre che l’intesa non crolli
sotto il peso dei dettagli ancora da chiarire, il presidente
ucraino Volodymyr Zelensky domani a Parigi potrà chiedere a
Emmanuel Macron, nel corso di una cena di lavoro all’Eliseo,
come intendono muoversi ora i volenterosi per assistere Kiev
quando – e se – verrà raggiunto un cessate il fuoco. L’Onu,
intanto, è disponibile a un ruolo di monitoraggio sulla futura
tregua, se ci saranno le condizioni giuste.
Zelensky, dunque, ha lanciato un appello agli alleati
sull’eventuale missione di peacekeeping dopo l’eventuale tregua
con la Russia, a due giorni dal nuovo vertice dei volenterosi
convocato giovedì nella capitale francese: “Il nostro compito –
ha detto – è quello di arrivare al risultato di capire chi
abbiamo e chi è pronto”. Il Cremlino però ha sempre rifiutato di
prendere in considerazione la presenza in Ucraina degli europei,
a qualsiasi titolo, perché visti come parte in causa. “Questi
sognatori stanno dimostrando la loro totale incompetenza
politica ogni giorno che passa”, ha sferzato il ministro degli
Esteri russo Serghei Lavrov commentando nuovamente l’idea di
forze europee di ‘peacekeeping in Ucraina.
Jean-Pierre Lacroix, sottosegretario del Segretario Generale
delle Nazioni Unite Antonio Guterres, con delega alle Operazioni
di pace, ha delineato il quadro di un possibile intervento
dell’Onu nel corso di un incontro a Bruxelles con alcune
testate, tra cui l’ANSA. Innanzitutto “è necessario che siano
d’accordo le parti che firmano la tregua” e poi “serve un
mandato” da parte del Consiglio di Sicurezza. L’ipotesi, in ogni
caso, non è da escludere. “Si tratterebbe di una forza che
monitora il rispetto del cessate il fuoco, che è cosa ben
diversa dalle garanzie di sicurezza di cui si parla”, ha
sottolineato Lacroix, che venerdì sarà a Roma. Insomma, si
tratterebbe dello scenario a 4 livelli d’interposizione che
rimbalza tra le cancellerie, cosa ben diversa del primo timido
ok di oggi alle tregue parziali sul Mar Nero e le infrastrutture
energetiche.
Il dibattito quindi su come dovranno articolarsi i
“dispositivi di sicurezza” per l’Ucraina, in modo da evitare che
Vladimir Putin torni di nuovo alla carica, è lontano dall’essere
concluso e a Parigi i leader saranno chiamati a trovare dei
punti fermi: truppe in territorio ucraino o dentro i confini
europei? Con o senza l’uso dei jet? E con quali regole
d’ingaggio? L’Unione Europea in questa fase non tocca palla e
assiste dagli spalti, con apprensione. Nelle more dell’intesa
tra Mosca e Washington sembra inoltre esserci la revoca di
alcune sanzioni Usa. Ebbene, l’Ue cosa farà al riguardo? Viktor
Orban ha appena dato il via libera al rinnovo delle misure
restrittive sino a luglio principalmente su imbeccata di Donald
Trump. Ma è una posizione che può mutare. Il ministro degli
Esteri ungherese, Péter Szijjártó, salutando con favore l’intesa
di Riad non a caso ha definito i colloqui tra Stati Uniti e
Russia come “l’unica via per la pace” e ha invitato Bruxelles a
“non ostacolarli”.
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