>ANSA-FOCUS/Ue al fianco di Berlino. Orban, ‘colpa dei migranti’ – Altre news
(di Valentina Brini)
Nell’era della Fortezza Europa,
con Schengen sempre più in pericolo, l’attacco di Magdeburgo
segna un nuovo spartiacque. L’intero arco democratico del
continente si è stretto intorno a Berlino, esprimendo
solidarietà per la strage “vile, folle e brutale” – nelle parole
più usate dai vertici Ue – che a una manciata di giorni da
Natale ha colpito oltre duecento vite innocenti in una serata di
festa, spezzandone cinque. Ma, nonostante il gesto sia stato
compiuto da un islamofobo dichiarato, l’ultradestra europea è
andata subito al contrattacco su migrazione e Islam. Sostenuta
oltreoceano da Elon Musk, che a poche ore dal suo lapidario
endorsement all’AfD, ha di nuovo attaccato duramente il
cancelliere tedesco Olaf Scholz – già definito “uno stupido” non
più tardi di un mese fa – bollandolo come “un idiota
incompetente” e chiedendone le dimissioni immediate.
Dopo le prime reazioni scioccate alle immagini strazianti
giunte dalla Germania, sui social si sono moltiplicati gli
appelli dell’Ue a non lasciare vincere l’odio, in sintonia con
l’esortazione all’unità lanciata dal cancelliere tedesco a
Magdeburgo. La disputa politica è però divampata: i messaggi di
cordoglio dei leader europei sono “lacrime di coccodrillo”, ha
tuonato il capofila dell’anti-islamismo nel continente,
l’olandese Geert Wilders, tornando orgogliosamente a martellare
sulla necessità di “dire basta alle politiche delle frontiere
aperte”. Una voce a cui ha fatto eco quella del premier
ungherese Viktor Orban – ancora per pochi giorni alla guida
della presidenza di turno dell’Ue – che si è scagliato in modo
ancora più netto contro Bruxelles e la sua “politica di
accoglienza”: causa diretta, ai suoi occhi, dell’attentato di
Magdeburgo. “Senza l’immigrazione, scene simili non ci
sarebbero”, ha rivendicato il magiaro, sottolineando che è
“chiaro cosa sia diventata l’Europa” e che “con Donald Trump
arriverà una nuova realtà nel mondo”. Parole a cui si è unita
anche Marine Le Pen in Francia, mentre da oltremanica sono
arrivati gli strali di Nigel Farage, spina nel fianco dell’Ue ai
tempi della Brexit, fermamente convinto che le attuali politiche
sull’immigrazione abbiano “permesso a persone che odiano noi e i
nostri valori di entrare in Europa”. “Il Natale è il loro
obiettivo. Qualcuno sa perché?”, ha chiesto provocatorio.
Messaggi al vetriolo cavalcati nella Germania all’incrocio
dei venti elettorali che soffiano per l’AfD soltanto dalla
leader dell’ultradestra Alice Weidel, che della strenua lotta ai
migranti ha fatto ormai da tempo il suo marchio di fabbrica. La
galassia democratica tedesca tuttavia ha mantenuto toni più
pacati, raccolta in un comune dolore. “Il terribile atto di ieri
a Magdeburgo non rientra nello schema già noto”, quello ad
esempio rivendicato in passato dall’Isis, e “questo obbliga noi
politici a fermarci e a valutare sulla base di prove
attendibili”, è stato l’invito alla cautela espresso dal leader
della Cdu e candidato cancelliere, Friedrich Merz, che questa
volta ha risparmiato le critiche all’acerrimo nemico Scholz
unendosi a lui nel corteo a Magdeburgo. Pur ribadendo il suo
cavallo di battaglia sulla necessità di “sicurezza”, il
cristiano-democratico in vantaggio in tutti i sondaggi in vista
del voto del 23 febbraio ha usato parole già da cancelliere,
richiamando all’unità del Paese: all’indomani della strage, ha
osservato, “compassione, dolore e aiuto sono più importanti”
delle polemiche. Per un nuovo confronto europeo sulla sicurezza
– priorità numero uno a detta della vicepresidente della
Commissione Ue, Henna Virkkunen – comunque non bisognerà
aspettare molto: Ursula von der Leyen ha già promesso una nuova
direttiva sui rimpatri entro marzo e una lista di Paesi terzi
sicuri entro i primi sei mesi dell’anno.
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