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>ANSA-FOCUS/ Prove di dialogo con l’Iran, colloqui a Ginevra – Altre news

(di Alessandra Briganti)
La reintroduzione delle sanzioni
contro l’Iran se non si troverà una soluzione diplomatica alla
questione nucleare entro fine mese. È all’ombra di questa
minaccia che si terrà domani a Ginevra il nuovo round di
negoziati tra i rappresentanti della Repubblica islamica e
quelli di Francia, Germania e Regno Unito, i Paesi europei che
nel 2015 avevano siglato l’accordo, insieme a Usa, Cina e
Russia, per limitare il programma nucleare in Iran in cambio di
un allentamento delle sanzioni.

   
I colloqui di Ginevra fanno seguito all’incontro di luglio a
Istanbul in cui la troika europea, nota come gruppo E3, aveva
già paventato l’attivazione del meccanismo dello snapback, una
clausola contenuta nell’accordo sul nucleare che prevede il
ripristino automatico delle sanzioni Onu contro l’Iran in caso
di violazione dell’intesa. La finestra temporale per l’azione
diplomatica però si restringe: lo snapback potrà essere attivato
fino a settembre, a un mese dalla scadenza, il 18 ottobre, della
risoluzione 2231 del Consiglio di sicurezza dell’Onu che
disciplina l’accordo sul nucleare. Da qui, l’accelerazione degli
europei che chiedono in sostanza a Teheran di riprendere il
dialogo con Washington sul nucleare e la collaborazione con
l’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea),
interrotte all’indomani della guerra lampo di Israele contro la
Repubblica islamica e degli attacchi Usa ai siti nucleari
iraniani.

   
Dal canto suo, l’Iran ha contestato la legittimità
dell’attivazione dello snapback e ha minacciato di escludere le
potenze europee da futuri negoziati sul nucleare. Una posizione
ribadita dal ministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi nella
conversazione telefonica di venerdì scorso con i capi della
diplomazia degli E3 e l’Alta rappresentante dell’Ue Kaja Kallas.

   
Questi paesi non hanno la “competenza giuridica e morale” per
ricorrere allo snapback, è stato il monito di Araghchi che ha
avvertito delle “conseguenze di tale azione”.

   
E nella partita entra anche il Cremlino, alleato della
Repubblica islamica. Alla vigilia dei colloqui di Ginevra, il
dossier è stato al centro di una telefonata tra il presidente
iraniano, Massoud Pezeshkian, e l’omologo russo, Vladimir Putin.

   
La presidenza iraniana ha riferito di aver ringraziato il
Cremlino per il suo sostegno al “diritto di Teheran ad
arricchire” l’uranio, ribadendo che l’Iran “non cerca, e non
cercherà mai, di produrre armi nucleari”.

   
L’intesa sul nucleare, nota come Piano d’azione congiunto
globale (Jcpoa), aveva subito un duro contraccolpo dopo il
ritiro unilaterale degli Stati Uniti dal Jcpoa deciso nel 2018
durante il primo mandato alla Casa Bianca di Donald Trump e il
sostanziale fallimento del meccanismo messo in piedi dagli
europei per aggirare le sanzioni Usa contro l’Iran. Teheran ha
quindi fatto marcia indietro sugli impegni assunti, ampliando il
suo programma nucleare e arricchendo l’uranio a un livello
elevato – il 60% secondo l’Agenzia internazionale per l’energia
atomica (Aiea) – ben al di sopra del limite del 3,67% previsto
dall’accordo.

   

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