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>ANSA-FOCUS/ Macron e Starmer da Trump con il piano per Kiev – Altre news

(di Michele Esposito)
La strada è una. Obbligata e in
salita. E’ quella del sostegno all’Ucraina nonostante tutto.

   
L’Europa tenta di mettere a punto la controffensiva al ciclone
Donald Trump e in tre mosse ha architettato una risposta agli
Usa con l’obiettivo di far tornare la Casa Bianca nel binario
della diplomazia transatlantica. Emmanuel Macron e Keir Starmer
saranno a Washington rispettivamente lunedì e giovedì. E
porteranno a Trump la bozza del piano che prevede 30.000
peacekeeper europei dispiegati in Ucraina a garanzia della
sicurezza. E’ un piano ambizioso ma non impossibile che ha,
tuttavia, una conditio sine qua non: che gli Usa facciano da
scudo difensivo nel caso gli eventi sul terreno tornassero a
precipitare.

   
Il piano, sostiene il Wall Street Journal, verrà presentato
informalmente anche perché potrà essere concretizzato solo se, e
quando, ci sarà un accordo sul cessate il fuoco in Ucraina.

   
Accordo sul quale, l’Europa ritiene imprescindibile una sua
partecipazione, così come quella dell’Ucraina. Il piano di
Macron e Starmer, se mai vedesse la luce, non coinvolgerà tutti
i Paesi Ue. Tra i 27 la mossa è stata commentata con un prudente
“è prematuro parlarne”. L’occasione per farlo potrebbe essere il
vertice straordinario sull’Ucraina e la difesa europea che il
presidente del Consiglio europeo Antonio Costa convocherà per il
6 marzo. Le posizioni infatti non sono omogenee. L’Italia,
finora, non ha mostrato entusiasmo all’ipotesi. Ma il piano
franco-inglese fornisce un’ulteriore indicazione: l’Europa, dopo
aver subito il colpo dell’inversione a U di Trump sul fronte
ucraino, sta cercando di prendere le misure al suo dirimpettaio
atlantico. E in attesa che la Germania abbia un governo, si sta
affidando al solito Macron, insieme – ed è questo il dato
inedito – al Regno Unito, mai così vicino all’Europa dopo la
Brexit.

   
Ursula von der Leyen, dal canto suo, paga il dazio di non
aver neppure sentito al telefono Trump, finora. La presidente
della Commissione è obbligata a fare un gioco di squadra con i
leader europei più forti, almeno militarmente. Nel weekend ha
avuto colloqui telefonici proprio con il presidente francese e
il primo ministro britannico. I tre hanno parlato del nuovo
pacchetto di aiuti che sia l’Ue sia Londra annunceranno nelle
prossime ore. Presumibilmente, anche l’idea delle forze di
peacekeeping in Ucraina potrebbe essere stata al centro delle
conversazioni. “Abbiamo discusso del nostro incrollabile
sostegno all’Ucraina, dal punto di vista finanziario e
militare”, ha puntualizzato von der Leyen prima di portare 24
dei 27 commissari a Kiev per il terzo anniversario della guerra.

   
Con loro ci sarà anche Costa e il primo ministro Pedro Sanchez,
più una rappresentanza dei leader europei (secondo fonti europee
Lituania, Malta e Lettonia sarebbero della squadra). Qualcuno
potrebbe unirsi in videocall. La presenza – anche da remoto –
della presidente dell’Eurocamera Roberta Metsola non è stata
confermata ufficialmente. Un drappello di eurodeputati di
centrosinistra, guidati dalla Dem Pina Picierno e dal socialista
francese Raphael Glucksmann, è invece partito domenica per
l’Ucraina.

   
A Kiev – ma anche al Consiglio Affari Esteri previsto lunedì
mattina – l’Ue annuncerà un nuovo piano di aiuti militari di
minimo 6 miliardi, da mettere in campo a marzo. I 27
approveranno anche il sedicesimo pacchetto di sanzioni. Londra,
da par suo, annuncerà “il più grande pacchetto di misure
dall’inizio delle guerra” contro Mosca. L’Europa, insomma, pur
nella consapevolezza della necessità di avere gli Usa al suo
fianco, non vuole fare alcun passo indietro. E’ una scelta
politica contro “l’infame” invasione russa. Ma è anche una
scelta obbligata. Essere ai margini dei negoziati sarebbe una
disfatta diplomatica senza precedenti. Una disfatta dalla quale
– osserva più di una fonte nei corridoi dei palazzi comunitari –
difficilmente von der Leyen potrebbe rialzarsi.

   

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