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>ANSA-FOCUS/ I timori Ue, ‘non possiamo essere tagliati fuori’ – Altre news

(di Mattia Bernardo Bagnoli)
Uno spettro si aggira per
l’Europa: una nuova Yalta, l’accordo tra potenze che ridefinisce
le sfere d’influenza. Con diverse aggravanti. In questi giorni
di 80 anni fa – la conferenza si tenne dal 4 all’11 febbraio del
1945 – a soggiornare nell’ex palazzo zarista di Livadija c’era
almeno un leader europeo: Winston Churchill. L’asse Putin-Trump
invece rischia escludere completamente il Vecchio Mondo. Che
infatti borbotta. “Non possiamo essere tagliati fuori – dice
all’ANSA un alto funzionario Ue – perché qualsiasi accordo si
sostiene solo con l’Europa”.

   
La magagna è duplice, sta sia nel metodo che nel merito. “Gli
ucraini avevano chiesto agli americani di non contattare il
presidente russo finché non avessero avuto la possibilità di
parlare tra loro: Volodymyr Zelensky si aspettava di discutere
con Trump la settimana prossima e solo dopo Trump avrebbe
chiamato Putin”, spiega l’ex ministro degli Esteri lituano
Gabrielius Landsbergis. “Tutto ciò dunque è pienamente, come si
vuol dire, ‘parlare dell’Ucraina senza l’Ucraina’. E non è un
buon precedente”, aggiunge. Poi naturalmente c’è l’intesa in sé,
l’offerta che Kiev – e per esteso l’Europa – potrebbe vedersi
recapitare, prendere o lasciare. Zelensky più volte ha messo in
chiaro quale sia la condizione minima per fare la pace: garanzie
di sicurezza (vere, non sulla carta) per evitare che Mosca ci
provi un’altra volta.

   
“Se si tratta solo di un cessate il fuoco allora è Minsk 3 e
l’Ucraina ci è già passata”, aggiunge Landsbergis. “Kiev allora
potrebbe dire: ‘ok, forse allora continuiamo a combattere con i
droni che abbiamo e vediamo che succede’”. E a quel punto
l’Europa si troverebbe davvero davanti ad un bivio. A Bruxelles
scacciano lo scenario come un brutto sogno. “Anche l’Europa e
gli Stati Uniti stanno parlando e questa settimana avranno ampie
opportunità di confronto, incluso alla conferenza di Monaco”,
evidenzia il funzionario Ue. Come dire: i giochi non sono
chiusi, siamo ancora in partita.

   
Continuando con le analogie, però, nel resort sul Mar Nero 80
anni fa per gli Usa c’era il democratico Franklin Delano
Roosevelt, l’ideatore del multilateralismo (a trazione
americana, certo). L’esatto contrario di quel che sembra avere
in mente Trump, con la sua passione per il leaderismo spinto e
gli accordi da prima pagina. Radosław Sikorski (ministro degli
Esteri della Polonia, dunque un atlantista di ferro) non ha
dubbi: “Nel XXI secolo una nuova Yalta è inaccettabile”. “Spero
– avverte – che l’aggressore non venga ricompensato, non solo
per il bene dell’Ucraina, ma anche per il bene dell’Europa e
della Russia: Putin deve fallire affinché la Russia si liberi
della sua mentalità imperiale”.

   
Nel mentre, dopo anni di preparativi, i Paesi Baltici hanno
tagliato (letteralmente) i cavi che legavano Lituania, Lettonia
ed Estonia alla rete energetica russa per entrare pienamente a
fare parte del sistema Ue. “Sono caduti gli ultimi legami, siete
finalmente liberi da minacce e ricatti, è un giorno storico”, ha
dichiarato la presidente della Commissione Europea Ursula von
der Leyen nel corso della cerimonia a Vilnius. “L’energia russa
sembrava economica ma aveva un costo, quello della dipendenza”,
ha poi ammonito. L’Ue avanza, ma verso dove e come resta da
vedere.

   

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