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>ANSA-FOCUS/ I leader europei in soccorso di Kiev, ‘Putin non si fermerà’ – Altre news

(di Sabina Rosset)
L’allarme lanciato dal
cancelliere tedesco Friedrich Merz fa da sfondo al vertice di
Berlino che domani riunisce i principali leader europei con gli
Stati Uniti nel tentativo di imprimere una svolta ai negoziati
sulla guerra in Ucraina. Per Merz, la guerra in corso è “un
attacco anche all’Europa” e una caduta di Kiev non fermerebbe il
Cremlino, così come “nel 1938 i Sudeti non furono sufficienti”.

   
Un monito che riassume la preoccupazione condivisa nelle
capitali europee: una pace fragile rischia di aprire
un’instabilità ancor più ampia.

   
A Berlino ci saranno la presidente del Consiglio Giorgia
Meloni, il presidente francese Emmanuel Macron, il segretario
generale della Nato Mark Rutte e la presidente della Commissione
europea Ursula von der Leyen, insieme agli inviati statunitensi
e al presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Presenti anche il
presidente del Consiglio europeo Antonio Costa, a sottolineare
il coinvolgimento diretto delle istituzioni dell’Unione, e i
leader di Danimarca (alla presidenza di turno dell’Ue),
Finlandia, Norvegia, Polonia, Paesi Bassi, Svezia e Regno Unito.

   
Atteso anche il segretario generale della Nato Mark Rutte.

   
Da Roma, Meloni ha ribadito che l’Italia è al fianco di Kiev
“dal primo giorno” contro quello che ha definito il
neo-imperialismo russo, rivendicando una scelta dettata
dall’interesse nazionale e dalla sicurezza europea. La premier
ha inoltre rilanciato la necessità di rafforzare il dialogo con
Washington “tra pari”, in un momento in cui gli Usa chiedono
agli europei di assumersi maggiori responsabilità sulla propria
difesa. Macron ha ribadito che “americani, europei e ucraini
chiedono la pace” e che la Francia resterà al fianco di Kiev per
costruire “una pace forte e duratura”, capace di garantire la
sicurezza dell’Ucraina e dell’Europa.

   
Il vertice di Berlino si inserisce in una più ampia
mobilitazione europea che guarda già al Consiglio europeo di
giovedì e venerdì prossimi. Costa ha indicato al primo punto
dell’agenda le decisioni sui finanziamenti all’Ucraina,
segnalando che il sostegno a Kiev resta una priorità. In questo
quadro si colloca il delicato dossier degli asset russi
immobilizzati dalle sanzioni Ue, al centro del confronto per
l’impiego nel meccanismo di un prestito di Riparazione
all’Ucraina fino a 210 miliardi di euro, che sarebbe poi
restituito da Kiev con i soldi delle riparazioni di guerra
versate dalla Russia. Da Mosca sono già arrivate minacce di
nuove ritorsioni, dopo già una causa della Banca centrale russa
a Euroclear, centro di custodia titoli che detiene 185 miliardi
dei ‘frozen asset’. La Commissione ha però ribadito che già
adesso i depositari centrali dei titoli “possono compensare
eventuali sequestri in Russia con asset congelati o
immobilizzati detenuti nell’Ue”.

   
Sul prestito all’Ucraina si registra una solida maggioranza
tra i Ventisette, ma per adottare le conclusioni al summit Ue
servirà l’unanimità. Il lavoro sui testi legislativi, con le
revisioni chieste soprattutto a garanzia del Belgio, sta
proseguendo e una discussione degli ambasciatori a Bruxelles è
slittata a lunedì sera. Intanto da Praga, il premier designato
Andrej Babiš ha escluso che la Repubblica Ceca possa garantire
prestiti per Kiev. E il premier ungherese Viktor Orbán accusa
Bruxelles che sta “tentando di sequestrare i beni russi
congelati: una vera e propria dichiarazione di guerra”.

   

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