Salute

Anoressia e bulimia: visite ed esami diventano gratis, ma c’è il rischio delle risorse contate

In Italia ci sono oltre tre milioni di persone che soffrono di disturbi dell’alimentazione e negli ultimi anni dopo la pandemia c’è stato un incremento di casi di quasi il 30% con un abbassamento dell’età e un aumento della gravità dei disturbi. Ecco perché è davvero come una buona notizia il fatto che dal 30 dicembre – grazie all’aggiornamento dei cosiddetti livelli essenziali di assistenza (i Lea) e cioè le prestazioni che il Ssn deve assicurare gratuitamente o dietro pagamento di un ticket – entrino nei Lea 16 prestazioni di assistenza ambulatoriale per il monitoraggio e la prevenzione di complicanze ed aggravamenti della bulimia e dell’anoressia. Le cure gratuite entrano però nel calderone delle prestazioni della salute mentale e le associazioni denunciano come senza un budget autonomo i fondi potrebbero essere contati.

Le nuove 16 prestazioni che entrano nei Livelli essenziali

L’ingresso di queste prestazioni è previsto infatti nel nuovo Nomenclatore tariffario appena pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 27 dicembre che aggiorna le tariffe della specialistica ambulatoriale e della protesica e aggiunge appunto anche nuove prestazioni a carico del Ssn attese da quasi 8 anni e che entrano ufficialmente in vigore il 30 dicembre. Tra queste appunto anche 16 prestazioni per monitorare e controllare due disturbi alimentari molto diffusi e cioè la bulimia e l’anoressia nervosa. Si tratta in particolare di anamnesi e valutazione con esame psicodiagnostico; visita psichiatrica di controllo (compresa quella infantile) e poi sedute di psicoterapia individuale, familiare e di gruppo. Tra le altre prestazioni gratuite o dietro il pagamento del ticket ci sono anche una serie di esami come il prelievo del sangue venoso, l’emocromo, l’esame delle urine e di altre sostanze come cloruro, creatinina, ferro, glucosio, potassio, proteine e sodio.

Il ministero punta ad aggiungere altre 16 prestazioni

Come ha ricordato il ministro della Salute Orazio Schillaci in un recente question time i pazienti con disturbi alimentari possono beneficiare – sempre sulla base dei nuovi Lea – anche “dell’assistenza distrettuale ad accesso diretto, nonché semiresidenziale e residenziale”. Ma l’obiettivo, come sottolinea sempre lo stesso ministro Schilaci, è che nella proposta di ulteriore aggiornamento dei Lea, la Commissione nazionale che si occupa appunto di aggiornare l’elenco dei livelli essenziali di assistenza punti a introdurre ulteriori nuove 16 prestazioni di assistenza ambulatoriale da concedere in esenzione, “necessarie ed appropriate per il monitoraggio e la prevenzione di complicanze ed aggravamenti della bulimia e anoressia, che sommate alle precedenti diventeranno 32”. Il ministero della Salute ha anche istituito un Fondo per il contrasto dei disturbi della nutrizione e dell’alimentazione con dotazione di 15 milioni per il 2022 e 10 milioni per il 2023 e il 2024.

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Furfaro (Pd): “Il taglio del Fondo mette a rischio le cure”

Intanto il Fondo per il contrasto dei Disturbi del comportamento alimentare (Dca) rischia di restare senza risorse per il 2025: “Questo fondo doveva aiutare proprio a garantire le risorse con un proprio budget a questo settore delle cure nell’attesa di renderlo autonomo dal comparto della Salute mentale”, avverte Marco Furfaro deputato del Pd che ha presentato anche un emendamento alla manovra, poi bocciato, per rifinanziare con 20 milioni il fondo per il 2025. Un fondo nato sottto il Governo Draghi che nella manovra del 2022 affidava al ministero della Salute “nell’ambito dell’aggiornamento dei Lea” il compito di provvedere “ad individuare la specifica area dei disturbi della nutrizione e dell’alimentazione” togliendole appunto dall’area della salute mentale già oggi con poche risorse. “Scorporare i Dca dalla salute mentale, consentirebbe – aggiunge Furfaro – di attribuire a tali disturbi risorse ad hoc per diagnosticare e curare non solo i Dca, ma anche le conseguenze che ne possono derivare, con un percorso ad hoc per chi ne soffre”. Anche perché al momento solo 4 Regioni su 21 hanno sul proprio territorio più di 5 strutture specializzate con “il Molise che addirittura non ha alcuna struttura”. “Il taglio del fondo – conclude il deputato Pd – mette a rischio le poche cure esistenti perché lascia senza risorse progetti che stanno partendo o sono appena partiti”.

La denuncia delle associazioni dei pazienti

“Il Movimento Lilla, di cui Animenta fa parte, è sceso in piazza diverse volte nel corso di 3 anni per chiedere l’attuazione di una legge che propone lo scorporo dei disturbi del comportamento alimentare all’interno dei Lea con un budget autonomo affinché sia possibile curarsi in modo adeguato in tutte le regioni. Al momento questo non è ancora avvenuto”, avverte Aurora Caporossi, founder e presidente Animenta. “Queste nuove 16 esenzioni sono un piccolo passo ma non sono quell’azione strutturale che è stata chiesta per far fronte all’epidemia silenziosa dei Dca”. Sulla stessa scia Maruska Albertazzi, attivista del Movimento Lilla: “Bene le esenzioni ma non risolvono il problema. Temo che finirà col solito rimpallo Stato-Regioni, per cui si indicano come essenziali da erogare prestazioni che non potranno poi essere erogate in modo efficace e continuativo su tutto il territorio per mancanza di strutture e di personale. La soluzione può arrivare solo conferendo ai disturbi alimentari un budget autonomo strutturale tramite la loro autonomia nei Lea”.


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