ANNA, tre Forum di Milano sold out e un nuovo codice culturale: è la prima popstar nativa digitale che trasforma il live in un feed vivente
Dopo tre date sold out al Forum di Milano, una cosa è evidente: Anna Pepe non appartiene alla genealogia classica delle star italiane. Non arriva dai talent, non passa dalla TV, non si misura con le trafile tradizionali del pop. ANNA è la prima popstar nativa digitale del panorama italiano, un’artista cresciuta dentro le logiche della rete. E la sua musica lo dimostra.
Per la prima volta in Italia, un’artista nasce già compatibile con l’ecosistema digitale. Non c’è traduzione. Non c’è transizione. C’è una continuità naturale tra il modo in cui le ventenni consumano i contenuti e il modo in cui Anna li produce. La sua musica sembra un’estensione del feed, non un’alternativa: intro da pochi secondi, ritornelli immediati, frasi costruite come caption autonome, pronte a vivere una vita propria online. È un linguaggio che le nuove generazioni riconoscono senza bisogno di spiegazioni.
Dal vivo questa dinamica diventa chiarissima. Il Forum si trasforma nella versione amplificata della cameretta di una sedicenne, con la stessa estetica e gli stessi comportamenti che le adolescenti mettono in scena sui loro social. Le ragazze entrano con il telefono acceso, non per distrarsi, ma per partecipare. Si muovono in micro-troupe: una filma, una sceglie l’angolazione, un’altra corregge la luce del flash come farebbe davanti allo specchio. Il concerto non è solo un evento: è materia prima per contenuti. Ogni momento nasce già con una destinazione digitale.
Dentro questo ambiente prende forma il secondo asse del fenomeno: essere una vera baddie non è un vezzo estetico, ma un codice identitario della nuova generazione. La baddie non è aggressiva, è provocatoria. È una figura precisa: sicura ma non presuntuosa, fotogenica senza essere artificiale, ironica senza il distacco tipico dei millennial. È una ragazza che non ha più vergogna di esagerare, di mostrarsi, di occupare spazio.
Con 2 milioni e mezzo di followers su Instagram e oltre 3.2 milioni su TikTok, Anna interpreta esattamente questo codice. Basta un gesto, una posa, un movimento calibrato e il pubblico lo riconosce. I glitter, gli abiti rosa, i pupazzi di Hello Kitty fanno parte di un’estetica rassicurante perché leggibile, facilmente replicabile, condivisibile all’istante. Non è solo un appello all’empowerment, ma una postura che dice «so chi sono e so come voglio mostrarmi». Per la Gen Z e per la Gen Alpha vale più di qualsiasi discorso motivazionale.
Il suo percorso musicale (e un tour nei palazzetti italiani con dieci date completamente sold out) raccontano proprio questo: non solo il successo di un’artista emergente, ma la nascita di un modello culturale nuovo. Quando le luci si riaccendono, al Forum, bambini, ventenni e quasi trentenni raccolgono giacche e telefoni mentre chiudono l’ultimo frame di un video. Escono veloci, con i primi montaggi già in bozza. La notte è una coda di scena, come se il concerto continuasse fuori dal palazzetto, dentro i telefoni, nei feed di chi non c’era.
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