Anna Morelli: «L’unica ragazza a fare l’ascensorista? Non mi ha mai creato problemi»
«Non ci faccio molto caso, perché avendo studiato elettrotecnica ai alle superiori, quindi un indirizzo tecnico, ero l’unica ragazza in classe e questo non mi ha mai creato problemi». Anna Morelli, classe 2004, in quest’ultimo anno è stata l’unica tecnica ascensorista donna in Italia iscritta alla Schindler School, il corso formativo gratuito post diploma IFTS per tecnico ascensorista organizzato da Schindler Italia, tra le aziende leader nel settore degli ascensori e scale mobili.
Il percorso della scuola dura circa 9 mesi con 350 ore di formazione, distribuite tra il Training Center Schindler a Concorezzo e il laboratorio di Fondazione Mobilita ITS Academy all’interno del Gi Group Training Hub a Milano , cui seguono 450 ore di affiancamento e 830 ore di lavoro sul campo sotto la supervisione di tecnici specializzati. In questo luglio ci sono valutazione ed esame finale per il patentino.
Anna è stata quasi un unicum, ma non ha mai sentito la differenza a partire dalla divisa. Ha scoperto questa professione al quarto anno di Istituto tecnico industriale dopo la scelta del tirocinio curriculare ed è rimasta affascinata dal lavoro che aveva davanti, meno fisico e più digitale, meno ripetitivo e più stimolante di quello che immaginava. Questa professione le permette di cambiare ogni giorno luogo di lavoro, incontrare nuove persone, «anche quelle che si arrabbiano perché l’ascensore è fermo da troppo tempo», lavorare su tipologie di impianti sempre diverse tra loro. «Anche oggi per esempio eravamo andati su un impianto e c’era il signore che ci ha spiegato quali erano le problematiche, poi si è messo a parlare con me. Si incontrano sempre persone nuove anche come tecnici, si fanno sempre nuove conoscenze».
«Non mi sento diversa, però me lo dicono spesso, magari quando collaboriamo io e il mio tutor con altri tecnici di manutenzione o con quelli che montano gli ascensori, mi dicono che non si vedono spesso facce nuove, ragazze. Mi chiedono come mai ho fatto questa scelta e quindi loro forse ci fanno più caso». Sugli impianti poi non c’è mai lo stesso problema. «Altrimenti sarebbe troppo facile. Ci vuole anche ingegno, bisogna applicarsi e anche avere molta manualità».
«Nella mia giornata lavorativa affianco uno dei miei tutor. Hanno la manutenzione programmata sugli impianti da fare giornalmente, poi dipende dalla situazione, se c’è una chiamata per una persona intrappolata. Mi spiega qual è il problema e cerchiamo di risolverlo insieme: immediatamente o recuperando i pezzi di ricambio».
È il suo lavoro dei sogni questo? «Potrebbe esserlo, è ancora presto per dirlo, c’è ancora da imparare molto e c’è sempre da apprendere cose nuove in questo lavoro». L’entusiasmo è il tratto fondamentale di Anna e del suo percorso che consiglierebbe a chi ama la manualità. C’è lo studio per aggiornarsi, tanta parte è elettronica, ma la manualità è fondamentale.
«Le situazioni complicate si presentano di più con le persone che con gli impianti, per l’ascensore alla fine si trova sempre una soluzione. Se non è oggi è domani, se manca un pezzo lo si recupera. Se non riesco a risolvere un problema, mi hanno sempre detto di chiedere, di non far mai qualcosa che non so fare, ma di chiedere e imparare così».
Nella bergamasca, la sua zona di competenza, è l’unica ragazza. «I colleghi mi trattano alla pari, alcuni mi aiutano se devo portare qualcosa di pesante. Io sono giovane e ho ancora tanto da apprendere, ma mi accorgo che i miei colleghi, anche quelli vicini alla pensione, non hanno ancora finito di imparare».
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